Scritta da: Andrea De Candia
Soltanto echi di pietra dei miei occhi,
palpebre condannate a cecità,
ventre tattile mima affusolandosi
le doglie di quel parto misterioso,

O piangere le lettere di lacrime,
usando il rigo come fazzoletto,
andare a capo è aversele asciugate –
illuso solamente, questo sono! –
e ancora piango, utero, la mano,
grida il suo movimento
cuccioli di parole,
madre prolificissima
si mostra tutto l'aborto spontaneo
del sangue che diviene infine nero,
ché troppo a lungo mi è rimasto dentro!

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