La madre era l'attesa imprescindibile, la gola fiorita di ginestre, l'insenatura calda; era l'approdo certo. La speranza scintillava inavvertita tra le sue braccia. La madre era musica alta, era la culla che nutriva il sogno. Improvvisa, la madre, si frantumò contro pareti altissime lasciò dietro di sé pozzi di solitudine attese senza attesa, noia, musica che, come in un disco di vinile che s'inceppa, ripete ancora e ancora la stessa nota, all'infinito.
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