Scritta da: Andrea De Candia
Il mondo è buio, il cielo ha già raggiunto
il trionfo della decomposizione,
la cenere indistinta della notte,
perso l'ultimo osso della luce
che faceva da guida a quegli insonni
visitatori nel suo cimitero,
perché lo sguardo fosse una preghiera
di salvezza per tutti. Ora la morte,
che ha conquistato tutto il suo potere
in quel possesso di materia ch'è
il suo colore nero, ha la corona
sul suo capo, ne è cinta, ed è invisibile.
I non colori lottano indefessi.
Il bianco lotta perché sia una vincita
almeno in parte, affronta la catabasi
quando torno dal mio vicolo cieco
ch'è il sonno ad occhi aperti, la visione
del sonno universale dell'altrui,
quando costringo l'ombra
a diventare sonnambula supina su quel letto
della strada, ch'è foglio che rimane
in bianco, come prima, con l'andare
d'un passo avanti, ho cancellato ogni
parola del suo inchiostro che ripete
la costrizione e il suo trascinamento,
ecco che vedo la mia casa bianca,
le sue pareti come le lenzuola,
la luna trascinata nell'inferno
del suo essere quasi rasa al suolo
ecco che mi ritorna la salvezza
del candore fraterno della luce.

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