Il mondo è buio, il cielo ha già raggiunto il trionfo della decomposizione, la cenere indistinta della notte, perso l'ultimo osso della luce che faceva da guida a quegli insonni visitatori nel suo cimitero, perché lo sguardo fosse una preghiera di salvezza per tutti. Ora la morte, che ha conquistato tutto il suo potere in quel possesso di materia ch'è il suo colore nero, ha la corona sul suo capo, ne è cinta, ed è invisibile. I non colori lottano indefessi. Il bianco lotta perché sia una vincita almeno in parte, affronta la catabasi quando torno dal mio vicolo cieco ch'è il sonno ad occhi aperti, la visione del sonno universale dell'altrui, quando costringo l'ombra a diventare sonnambula supina su quel letto della strada, ch'è foglio che rimane in bianco, come prima, con l'andare d'un passo avanti, ho cancellato ogni parola del suo inchiostro che ripete la costrizione e il suo trascinamento, ecco che vedo la mia casa bianca, le sue pareti come le lenzuola, la luna trascinata nell'inferno del suo essere quasi rasa al suolo ecco che mi ritorna la salvezza del candore fraterno della luce.
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