Una sera, consacrata con troppa premura, i vitigni fuggono in una felicità lontana dal linguaggio. Davanti alla cascina le ore di pietra, ammucchiate e bianche per via della mano del sole, che le ha coperte. Ora è tempo, fratello, di custodire la stella naufragata, perché nessuno la derida con la bocca tozza. Un grido vuole prendere fiato, il grido sacrificale della selvaggina toglie il cielo alla valle. Buttami la luna, il pane dell'instancabile. Fammi rotolare la stella davanti al sogno risvegliato col canto.
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