Settembre, andiamo. È tempo di migrare. Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare: scendono all'Adriatico selvaggio che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti alpestri, che sapor d'acqua natia rimanga né cuori esuli a conforto, che lungo illuda la lor sete in via. Rinnovato hanno verga d'avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente, su le vestigia degli antichi padri. O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina!
Ora lungh'esso il litoral cammina La greggia. Senza mutamento è l'aria. Il sole imbionda sì la viva lana che quasi dalla sabbia non divaria. Isciacquio, calpestio, dolci romori.
la imparai subito la prima volta appena letta....
mi sembrò musica e più....
credi sia immensamente bella come preghiera oltre laicità.....
grazie gabriellino.... :)
dario.
Io di anni ne ho molti e ricordo, con piacere, tutta la poesia a memoria. Quando andavo a scuola D'Annunzio non era il mio poeta preferito, tuttora non lo amo come persona, ma non si può negare che il senso e la musicalità di questa poesia sono eccezionali. In compenso nei commenti precedenti, spesso quelli che denigrano il poeta, ho letto nell'ordine: e difficile, senza accento sulla e; un pò invece di un po'; si, contrario di no, senza accento; cio senza accento; insegnianti invece di insegnanti; sopratutto invece di soprattutto (ci vogliono 4 t, ma che strano!). Consiglierei a chi non ama la poesia e in particolar modo D'Annunzio di studiare almeno la grammatica italiana, poi casomai potranno passare alle altre lingue: Vergogna!
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