Scritta da: Sonia Ghinelli

LXIV Sonetto

Per tanto amore la mia vita si tinse di viola
e andai di rotta in rotta come gli uccelli ciechi
fino a raggiungere la tua finestra, amica mia:
tu sentisti un rumore di cuore infranto

e lì dalle tenebre mi sollevai al tuo petto,
senz'essere e senza sapere andai alla torre del frumento,
sorsi per vivere tra le tue mani,
mi sollevai dal mare alla tua gioia.

Nessuno può dire ciò che ti devo, è lucido
ciò che ti devo, amore, ed è come una radice,
nativa d'Araucania, ciò che ti devo, amata.

È senza dubbio stellato tutto ciò che ti devo,
ciò che ti devo è come il pozzo d'una zona silvestre
dove il tempo conservò lampi erranti.
dal libro "Cento sonetti d'amore" di Pablo Neruda
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    Scritta da: Chiara Cotti

    Mattino

    Aspro amore, viola coronata di spine,
    cespuglio tra tante pasioni irto,
    lancia dei dolori, corolla della collera,
    per che strade e come ti dirigesti alla mia anima?

    Perché precipitasti il tuo fuoco doloroso,
    d'improvviso, tra le foglie fredde della mia strada?
    Chi t'insegnò i passi che fino a me ti portarono?
    Quale fiore, pietra, fumo ti mostrarono la mia dimora?

    Certo è che tremò la notte paurosa
    l'alba empì tutte le coppe del suo vino
    e il sole stabilì la sua presenza celeste,

    mentre il crudele amore m'assediava senza tregua
    finché lacerandomi con spade e spineaprì nel mio cuore una strada bruciante.
    dal libro "Cento sonetti d'amore" di Pablo Neruda
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