Scritta da: Ines the Windbender
in Poesie (Filastrocche)
Quanto manca per Babilonia?
Venti leghe, signor mio.
Vi giungerò a lume di candela?
Andata e ritorno, signor mio.
Se l'andatura è svelta e leggera
Vi giungerai a lume di candela.
Commenta
Quanto manca per Babilonia?
Venti leghe, signor mio.
Vi giungerò a lume di candela?
Andata e ritorno, signor mio.
Se l'andatura è svelta e leggera
Vi giungerai a lume di candela.
Oh, se potessi,
Gesù Bambino,
farti dormire
nel mio lettino!
Da questa grotta
portarti via
là nel calduccio
di casa mia.
Io di dormire
sarei contento
sopra una sedia
sul pavimento,
purché sapessi
che tu, mio Re,
dormi e riposi
meglio di me.
Ma la maestra
mi ha detto a scuola
che tu domandi una cosa sola:
non la mia casa,
non il mio letto,
ma solo un cuore pieno d'affetto.
Se questo chiedi,
questo ti dono:
con lo promessa di essere buono.
La bottega era in fondo alla via,
tutti quanti sapevano dove.
Fa Giuseppe: "Adorata Maria,
molto presto sarà il diciannove;
vola il tempo, a gran passi s'appresta.
Invitiamo qui a casa gli amici.
È il mio nome, lo sai; la mia festa.
Che ti pare, Marì? Che ne dici?"
Alza gli occhi Maria dal ricamo,
risplendenti di grazia divina.
"Peppe mio, tu lo sai quanto t'amo,
però sono un disastro, in cucina.
Ti ricordi dell'ultima volta?
Mi ci sono davvero impegnata,
ma mi venne uno schifo, la torta,
e alla fine l'abbiamo buttata.
Ma stavolta andrà meglio, lo sento,
lo vedrai: non ti dico di più.
Voglio farti davvero contento,
con il nostro figliolo Gesù!"
E così ci provò. Poveretta,
ben tre giorni passò a cucinare,
ma non era una cuoca provetta
(era molto più brava a pregare).
Questa volta riuscì! Nella stanza
in cui stava la Sacra Famiglia
si diffuse una dolce fragranza.
Che languore! Che gran meraviglia!
Su un vassoio fan mostra di sé
(beh, Maria, certe volte sei in vena!)
Zeppoloni di pasta bignè
ben guarniti di crema e amarena.
San Giuseppe però storce il naso.
"Moglie mia, chi può averti aiutato?
Non mi dire che è frutto del caso;
tu lo sai, la menzogna è peccato.
E non fare quel viso contrito!
Dai, sorridi, mia cara Maria:
l'aiutante, l'ho bell'e capito,
si nasconde costì, in casa mia.
Vieni qua, figlio mio, fatti avanti.
I miracoli son limitati,
vanno usati per cose importanti;
se li impieghi così, son sprecati!"
Ma Gesù, ch'era ancora un bambino
lo guardò con grandissimo amore,
e gli disse: "Mio caro papino,
stai facendo – perdona – un errore:
questa zeppola dolce, squisita
da gustare in un giorno di festa
rende un poco migliore la vita:
la magia quotidiana è anche questa.
È un miracolo lieve, leggero;
una semplice, morbida cosa,
che anche al giorno più cupo e nero
dà una piccola mano di rosa".
Il papà sentì in gola un magone.
"Caro figlio, non critico più.
Su'sti zeppole hai proprio ragione:
io sò Santo, ma tu sì Gesù!"
Quest'anno Natale
mi ha fatto un bel dono,
un dono speciale.
Mi ha dato allegria,
canzoni cantate
in gran compagnia.
Mi ha dato pensieri.
Parole, sorrisi
di amici sinceri.
Dei vecchi regali
non voglio più niente.
A ogni Natale
io voglio la gente.
Sole che ridi e mi baci la faccia
sento il calore delle tue braccia
Con una mano mi copro gli occhi
mentre mi tingi di scarabocchi
Macchie, lentiggini e piccoli nei
tutti i tuoi segni saranno miei
Saran di tutti, saranno belli
Racconteranno che siamo fratelli
Figli del mondo, e come ogni gente
nati dal tutto e dal niente.
È Gianduia torinese
Meneghino milanese.
Vien da Bergamo Arlecchino
Stenterello è fiorentino.
Veneziano è Pantalone,
con l'allegra Colombina.
Di Bologna Balanzone,
con il furbo Fagiolino.
Vien da Roma Rugantino:
Pur romano è Meo Patacca.
Siciliano Peppenappa,
di Verona Fracanappa
e Pulcinella napoletano.
Lieti e concordi si dan la mano;
vengon da luoghi tanto lontani,
ma son fratelli, sono italiani.
La mia mamma ha 6 galline
vispe belle e canterine
quando fanno coccodè c'è un
bel uovo anche per me
6 galline e un bel gallo
di colore nero e giallo
che sul far della mattina
fà una bella cantatina
con quel canto sveglia presto
l'uomo pigro l'uomo lesto
chi lavora
chi va a scuola
ogni mamma resta sola
resta sola coi bambini
che son troppo
piccolini per andarsene
anche loro
alla scuola del lavoro.
Filastrocca per Gesù Bambino
che nasce stanotte piccino piccino
che nasce stanotte col freddo che fa
che nasce soletto con mamma e papà.
Non ha coperte, non ha focherello
ha solamente il bue e l'asinello
per scaldarsi, poverino,
non ha legna né camino
ma porta un amore sì grande e profondo
che può scaldare anche tutto il mondo.
Il Natale tante cose può significare:
per i più piccoli regali di Babbo Natale,
decorazioni d'oro e alberi luccicanti,
che in tutte le case sonveramente tanti;
per i più grandi è stare in famiglia, tutti uniti
per festeggiare con torte e canditi.
Una cosa è certa: è per amare
e stando tutti insieme va via tutto il male,
che si trasforma in pace e bontà
per ognuno di noi, che poi molto seguirà!
Vent'anni fa m'ammascherai pur'io!
E ancora tengo er grugno de cartone
che servì p'annisconne quello mio.
Sta da vent'anni sopra un credenzone
quela maschera buffa, ch'è restata
sempre cò la medesima espressione,
sempre cò la medesima risata.
Una vorta je chiesi: - E come fai
a conservà lo stesso bonumore
puro ne li momenti der dolore,
puro quanno me trovo fra li guai?
Felice te, che nun te cambi mai!
Felice te, che vivi senza core! -
La Maschera rispose: E tu che piagni
che ce guadagni? Gnente! Ce guadagni
che la gente dirà: Povero diavolo,
te compatisco... me dispiace assai...
Ma, in fonno, credi, nun j'importa un cavolo!
Fà invece come me, ch'ho sempre riso:
e se te pija la malinconia
coprete er viso cò la faccia mia
così la gente nun se scoccerà... -
D'allora in poi nasconno li dolori
de dietro a un'allegria de cartapista
e passo per un celebre egoista
che se ne frega de l'umanità.