Poesie di Ugo Foscolo

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Scritta da: Silvana Stremiz
Ma de l'Italia o voi genti future,
Me vate udite cui divino infiamma
Libero Genio e ardor santo del vero:
Di Libertà la non mai spenta fiamma
Rifulse in Grecia sin al dì che il nero
Vapor non surse di passioni impure;
E le mura secure
Stettero, e l'armi del superbo Serse
Dai liberi disperse
Di civico valor fur monumento:
Ambizïon da le dorate piume
Sanguinosa le mani,
E di argento libidine feroce,
E molli studj, piacer folli e vani
A libertà cangiar spoglia e costume.
Itale genti, se Virtù suo scudo
Su voi non stende, Libertà vi nuoce;
Se patrio amor non vi arma d'ardimento,
Non di compre falangi, il petto ignudo,.
Ugo Foscolo
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    Scritta da: Silvana Stremiz
    E del Giove terren l'augel battuto
    Drizza a l'aere natìo tarpati i vanni
    E sotto il manto imperïal si cela:
    Ma il vincitor lo inceppa, e gli alemanni
    Colli che borea eternamente gela,
    Senton lo altero vertice premuto
    Dal Guerrier cui tributo
    Offre atterrita dal suo cenno e doma
    La pontificia Roma,
    Dal Guerrier che ad Esperia i lumi terge
    E falla ricca dè tuoi puri doni,
    O Libertà gran dea,
    E l'uom ritorna ne gli antichi dritti
    Che prepotente tirannia premea.
    A vetta a l'Aventin Cesare s'erge
    Tirannic'ombra rabbuffata e fera,
    E mira uscir di Libertà campioni
    Popoli dal suo ardir vinti e sconfitti,
    Ond'alza il brando, e cala la visiera ...
    Ombra esacranda! Torna
    Sitibonda di soglio
    Ove lo stuol dei despoti soggiorna
    Oltre Acheronte a pascerti d'orgoglio:
    Eroe nel campo, di tiran corona
    In premio avesti, or altro eroe ritorna,
    Vien, vede, vince, e libertà ridona.
    Ugo Foscolo
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      Scritta da: Silvana Stremiz
      Del Re dei Re! - Quindi tra il fumo e i lampi
      S'involve in sen di tempestosa nube,
      Che occupa e offusca di Germania il suolo;
      Donde precorsa da mavorzie tube
      Balda rivolge e minacciosa il volo
      L'Aquila, e ingombra di falangi i campi;
      E par che Italia avvampi
      Di foco e guerra, di ruina e morte:
      Nè spezzar sue ritorte
      Osa, nè armarsi del francese usbergo.
      Ma s'affaccia l'Eroe; sieguonlo i prodi
      Repubblicano in fronte
      Nome vantando con il sangue scritto;
      Ecco d'estinti e di feriti un monte,
      Ecco i schiavi aleman ch'offrono il tergo
      E la tricolorata alta bandiera
      In man del Duce che in feral conflitto
      Rampogna, incalza, invita, e in mille modi
      Passa e vola qual Dio di schiera in schiera:
      Pur dubbio è marte; ei dove
      Più dè cavalli l'ugna
      Nel sangue pesta, e sangue schizza e piove,
      E regna morte in più ostinata pugna
      Cò suoi si scaglia, e la fortuna sfida
      Guerriero invitto, e tra le fiamme pugna
      E vince; e Italia libertade grida.
      Ugo Foscolo
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        Scritta da: Silvana Stremiz
        Deh! Mira, come flagellata a terra
        Italia serva immobilmente giace
        Per disperazïon fatta secura:
        Or perché turbi sua dolente pace,
        E furor matto e improvida paura
        Le movi intorno di rapace guerra?
        Piaghe immense rinserra
        Nel cor profondo; a che piagar suo petto,
        Forse d'invidia oggetto,
        Per chi suo gemer da lontan non sente?
        Ma tu, feroce Dea, non badi e passi,
        E a l'armi chiami, a l'armi,
        E al tuon dè bronzi e al fulminar tremendo
        E a l'ululo guerrier perdonsi i carmi.
        Cede Sabaudia, e in alto orribilmente
        Del tuo giovin, Campion splende la lancia;
        Tutto trema e si prostra anzi i suoi passi,
        E l'Aquila real fugge stridendo
        Ferita ne le penne e ne la pancia.
        Gallia intuona e diffonde
        Di Libertade il nome
        E mare e cielo Libertà risponde:
        L'Angel di morte per le imbelli chiome
        Squassa ed ostende coronata testa:
        Libertà! Grida a le provincie dome,
        Del Re dei folli Re vendetta è questa.
        Ugo Foscolo
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          Scritta da: Silvana Stremiz
          Offre scampo ai tiranni, e il bel Sebeto
          Irriga mansueto
          Le al Vesuvio soggette auree campagne
          E ricche aduna a usurpator le messi;
          Abbevera il Ticino
          Ungari armenti, e l'ospitali arene
          Non saluta il Panaro in suo cammino;
          T'ode gridar oltre le sue montagne
          La subalpina donna e l'elmo allaccia
          E s'alza e terge i rai nel duol dimessi,
          Ma le gravano il piè sardo catene,
          Onde ricade e copresi la faccia;
          E le a te care un giorno
          Città nettunie, or fatte
          Son di mille Dionisj empio soggiorno:
          Liguria avara contro sè combatte;
          E l'inerme leon prostrato avventa
          Nè suoi le zampe e la coda dibatte
          E gli ammolliti abitator spaventa.
          Ugo Foscolo
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            Scritta da: Silvana Stremiz
            Vendendo il cielo, ai popoli rapite;
            Sgabello al seggio fanno e fondamento
            Cataste di frementi
            Capi co gli occhi ne le trecce involti,
            E tepidi cadaveri innocenti,
            Cui sospiran nel fianco alte ferite
            Pel fulminar di pontificio labbro;
            E misti in pianto e in sangue, atro cemento,
            Calcati busti e cranj dissepolti
            Fanvi; e lo Inganno di tal soglio è fabbro:
            Quindi, al Solopossente
            La folgore strappata,
            Eran d'Orto terrore e d'Occidente,
            E si pascean di regni e di peccata.
            Non più: - Dio disse: e lor possa disparve;
            Pur ne l'Ausonia ancor egra e acciecata
            Passeggian truci le adorate larve.
            Ugo Foscolo
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              Scritta da: Silvana Stremiz
              Di mille e mille che vittoria, o morte
              Da l'italiche porte
              Giuran brandendo la terribil asta;
              E guerrier veggo di fiorente alloro
              Cinto le bionde chiome
              Su cui purpuree tremolando vanno
              Candide azzurre piume; egli al tuo nome
              Suo brando snuda e abbatte, arde, devasta;
              Senno dè suoi corsier governa il morso,
              Ardir li 'ncalza, e dè marziali il coro
              Genj lo irraggia, e dietro lui si stanno
              In aer librate con perpetuo corso
              Sorte, Vittoria, e Fama.
              Or che fia dunque, o diva?
              Onde tal'ira? E qual fato te chiama
              A trar tant'armi da straniera riva
              Su questa un dì reina, or nuda e schiava
              Italia, ahi! Solo al vituperio viva,
              Al vituperio che piangendo lava!
              Ugo Foscolo
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