Le migliori poesie di Salvatore Riggio

Studente, nato mercoledì 1 febbraio 1989 a Grevenbroich (Germania)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi, in Umorismo, in Racconti e in Frasi per ogni occasione.

Scritta da: Salvatore Riggio

La Solitudine

Solo come tanto tempo fa,
solo come allora.
Tenendo a bada le lacrime
mi si stringe la gola.
Il cuore che impazzisce
mentre la testa mi inizia a girare,
riuscii a malapena a stare in piedi
quando udì la mia anima gridare.

Ora la solitudine accanto a sé
nuovamente mi vuole
e io che credevo di esserla sfuggita
mentre non è cosi e ammetterlo ora mi duole.

Se solo non fossi caduto nella trappola,
che la speranza mi ha teso,
la mia anima a quest'ora non sentirebbe
tutto questo dolore e questo peso.

Ormai il pianto è inevitabile
e la vergogna mi assale.
Le guance che si bagnano
e sulle mia labbra assaporo il sale.

Ora il suo grido si confonde col mio
ma nessuno a parte lei ci potrà sentire.
No grazie, non riesco a credere in lui, credere in Dio,
quando lui riesce solo a farmi soffrire.
Dove in realtà ci dovrebbe amare.
Si lo so potrebbe essere una prova
che lui spera che io possa superare,
ma non è giusto che mi faccia questo
no non lo è! Lui così si fa solo odiare.
Allora rimarrò con lei, la mia anima e l'odio
forse in fondo non sarò così solo.

No grazie non riesco credere in lui, credere in Dio.
Salvatore Riggio
Composta venerdì 9 ottobre 2009
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    Scritta da: Salvatore Riggio

    L'invidia stellare

    Se solo avessi saputo che nel mondo esiste
    qualcuno meraviglioso e unico come te...
    Tempo fa ti avrei cercata,
    ogni mare avrei navigato,
    ogni monte avrei scavalcato,
    ogni cielo avrei sorvolato,
    persino nello spazio avrei viaggiato,
    solo per poter trovare te.

    Ecco...

    Guarda le stelle, fallo attentamente,
    osserva quanto sia mozzafiato la loro brillantezza.
    Loro ci invidiano appena ci vedono, lo fanno in continuazione,
    pur essendo belle già di per sé dimostrandolo col loro bagliore,
    sanno che non lo saranno mai quanto la nostra amicizia.
    Quanto il nostro amore.
    Salvatore Riggio
    Composta lunedì 23 novembre 2009
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      Scritta da: Salvatore Riggio

      Oltre la sporgenza, il volo

      A volte ho l'impressione
      che nulla su questo mondo davvero mi vuole,
      so solo che nel nulla vorrei sparire
      visto che nessuno mi ama, mi abbia mai amato,
      sarebbe decisamente migliore non essere, non essere mai stato.

      Camminando per strada mi accorgo
      che neanche un sguardo si posa su di me,
      come se non ci fossi, sono come un fantasma disperso
      che affetto e comprensione cerca ma che non trova
      e ciò mi ricorda di essere solo finché il pianto non poté trattenere.

      Ma non mene vergogno affatto tanto nessuno mi può sentire,
      la mia anima si sfoga e la lascio fare.
      La tristezza solo da quella porta in fondo... da quella via può uscire.
      So che proprio in momenti come questo vorrei avere
      qualcuno che mi ama che mi possa consolare.

      Ma ormai sono esausto, sono stanco
      e quest'altezza paura non fa,
      anzi sembra quasi un dolce richiamo.
      Presi rincorsa e con le braccia spalancate
      mi gettai da quella sporgenza finche non intravidi lei,
      pronta ad accogliermi con le sue braccia,
      con quei due occhi, quelle labbra che mai avrei dimenticate.
      Una donna con un lungo mantello nero,
      con quel sorriso sarcastico sul viso
      e qui che capii che quel dolce richiamo
      non era altro che un inganno che lei mi ha teso,
      ma ormai fu tardi, il volo era già iniziato.
      L'indomani su quell'asfalto mi avrebbero trovato disteso,
      ma nessuno se ne sarebbe accorto, nessuno!
      Perché in fondo non son mai esistito, come se non fossi mai nato...
      Salvatore Riggio
      Composta giovedì 22 ottobre 2009
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        Scritta da: Salvatore Riggio

        Lucia

        Lucia, oh Lù!
        Sei come una stella cadente che affascina tutti quanti
        con la sua scia che si riesce ad vedere in fondo all'orizzonte la, la giù.
        Ogni tuo gesto, tuo sguardo sensuale,
        porta l'uomo a chiedersi da dove sia giunto
        tale soave creatura, da dove possa arrivare.

        Lucia, oh Lù!
        Col tuo passaggio il silenzio sovrano divenne,
        talmente tanto che ci hai sorpreso, meravigliato,
        a tal punto che il tutto che ci circondò il fiato trattenne.
        Come se tutto quel che accadde di un miracolo si fosse trattato.

        Lucia oh Lù!
        Bastò quell'attimo di abbaglio, quel fascio di luce,
        per far si che negli occhi di chi vide te incantato rimase.
        Regalando al cuore una profonda emozione,
        distruggendo quella tempesta che l'anima fin ad allora stravolse.
        Ponendo una fine a questa tortura e donandole la pace.
        Salvatore Riggio
        Composta sabato 24 ottobre 2009
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          Scritta da: Salvatore Riggio

          La Nebbia

          Come potrò farmi riamare,
          nonostante quello che ho fatto di male?
          Come potrò dire a lei che sono cambiato
          se non mi vuole nemmeno ascoltare?
          Non mi spiego come mai io abbia
          questi pensieri nella mia testa
          e perché non se ne vogliono andare.

          Penso che questi dilemmi
          con una risposta
          li potrei risolvere!
          Ma il vero problema
          è che la risposta me la devo trovare
          ma come...?

          Credo di aver capito,
          forse nel mio cuore dovrei cercare!
          Ma se nella via del cuore
          ce tanta nebbia,
          più avanti non potrei andare.
          Allora non mi resta altro che prosequire
          la via della disperazione
          e infelice restare.
          Salvatore Riggio
          Composta sabato 11 gennaio 2003
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            Scritta da: Salvatore Riggio

            L'anima esiliata

            Vedo solo desolazione
            in queste terre dimenticate,
            distruzione ovunque il mio sguardo voli...
            Sul terreno le orme ancora fresche stampate
            di quel caos che passò ponendo sul trono la confusione.

            Vedo solo immensa tristezza
            in questa pianura, dove il grigio prevale.
            Il sole spento in questo cielo privo di vita...
            Eppur un tempo questo vedere non era di un atrocità tale,
            ricordarlo mi provoca un certo senso di disgusto, di amarezza.

            Non vedo più niente in queste terre abbandonate,
            talmente è confusa ormai la mia vista
            che neanche al di fuori di ciò nulla di definito intravidi...
            Ma come avrà fatto lei a ridursi in questo stato?
            Mai avrei potuto pensare che io e lei per questo eravamo destinati,
            ormai però dovrò accettare... vivere in queste terre come neo esiliato...
            Salvatore Riggio
            Composta lunedì 16 novembre 2009
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              Scritta da: Salvatore Riggio

              Dinanzi a te col mazzo in mano

              Ora mi ritrovo dinanzi a te,
              con che coraggio lo faccio
              non ne ho alcuna idea.
              Son qui sperando di ritrovare
              una speranza per poter in futuro
              la nostra storia riiniziare,
              anche se dopo quel che accade
              sembrerebbe soltanto una follia.
              Intanto un petalo di biancospino
              scorsi danzare nel aria che in terra cadde.

              Ora mi ritrovo dinanzi a te con questo mazzo di fiori
              stretto in pugno, mi accorsi che tu li iniziasti ad osservare.
              Il tuo sguardo era gelido mi sembrò che le camelie rosa e rosse
              si radrizzassero da quei due diamanti, quasi che stessero per gridare
              ed ora si alzò anche una leggera brezza, ho comesso un sbaglio
              presentarmi qui da te, la speranza si sta affievolendo e ne ho paura...
              Nel fratempo la porta, le finestre sbattero violentamente per la brezza
              che semper piu forte divenne e la luna piena si nascose tra le nuvole
              nere che sembrano voler piangere e che son a forma di calendula.
              Mi sa che anche lei inizio a non sopportare quel tuo gelido sguardo...

              Ora mi ritrovo dinanzi a te ma ormai mene son pentito,
              non ce bisogno di alcuna tua parola io so già di aver capito
              allora mi volsi, mene andai e intrapresi un nuovo cammino
              col mazzo in mano che il tuo sguardo ha fatto appassire,
              finche anche il mio non si posò sulla terra poiché rimasi colpito
              da quei due fiori che per poco calpestai! Un vilucchio, un ciclamino...
              Non credo che io possa mai più dimenticare quello che nel
              mio cuore, nella mia anima in questa notte ho sentito...
              Salvatore Riggio
              Composta martedì 17 novembre 2009
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                Scritta da: Salvatore Riggio

                Tu...

                Tu...
                Che vagabondo fin da giovane obbligato sei stato.
                Tu...
                Che troppe città nella tua infanzia hai cambiato.
                Tu...
                Si proprio tu! Che se ogni volta che hai cambiato vita
                rappresentasse una pagina di un libro,
                allora ne avresti riempito di pagine almeno una decina.
                Tu...
                Non so se non aver avuto amici da moccioso
                per te sia stato una fortuna o un peccato,
                eri sempre un vababondo solitario in questo mondo.
                Hai pianto per essere stato solo, ma lo nascondevi
                tratenevi le lacrime davanti gli altri perché tene saresti vergognato,
                era un segno di debolezza per te e questo non lo sopportavi.
                Tu...
                Che consideri comunque di essere stato fortunato,
                non averli avuto almeno significava che nel momento dell'addio
                la tristezza il tuo cuore mai avrebbe potuto sfiorare, si non l'ha toccato.
                Tu...
                Ma chi credi di prendere in giro?
                Preferisci continuare a mentire a te stesso?
                Sappiamo bene che te soffrivi come un cane...
                Avresti preferito essere dalla tristezza sfiorato
                ogni volta che l'addio si avvicinava,
                piùttosto che averla sempre avuto inciso
                nel tuo cuore che dimora per lei è stato.
                Tu...
                Che ormai cresciuto e piccolo uomo sei diventato,
                rimpiangi ciò che hai vissuto da moccioso, il tuo passato.
                Avresti voluto aver avuto un'infanzia piena di amicizie, di sorisi,
                di divertimento, di caldi abbracci come ogni bambino si meritava!
                Ma adesso ti ritrovi a mordicchiarti il labbro perché la tua non è andata
                come te speravi e ti riempie di rabbia perche sai che la tua...
                l'hanno bruciata...

                Tu... Ma perche stai piangendo?
                Io? Per... perché te mi odi...
                No, non odio te, ma la tua infanzia e ciò che ti stette intorno.
                E t... tu per... perché stai piangendo?
                Io? Le mie son solo lacrime di gioia perché
                il tuo è solo passato, una nuova vita ormai stai vivendo...
                Salvatore Riggio
                Composta mercoledì 18 novembre 2009
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                  Scritta da: Salvatore Riggio

                  Mia Principessa, mia regina

                  Oh principessa del mio cuore di diamante!
                  Lei è la prima che dolcemente sia riuscita a scalfirlo,
                  l'unica per la quale vi è permesso entrare.
                  Non so come, non so quando ma pian piano è riuscita ad aprirlo
                  nonostante vi si presentasse dinanzi un recinto di spine ripugnante.
                  Non si è mai lamentata del male che vi procurarono,
                  un male che giuro non vi avrei mai voluto arrecare.
                  Ora lei sta li, al centro esatto di questo mio cristallo
                  ad osservar le mille crepature che dinanzi a lei si presentarono,
                  a tale triste panorama lacrime sincere, sentite, caste caddero al suolo
                  e il lor tonfo riecheggiò nel mio diamante diventato ormai suo castello,
                  il quale ha scelto e proclamato lei come la sua regina,
                  oh mia altezza che con attenzione, affetto, dolcezza e col suo amore!
                  Ha riempito ogni singola crepatura salvandolo dalla sua rovina.
                  Ora brilla, brilla più che mai abbia mai fatto d'una luce accecante,
                  luce che non avrebbe potuto esserci senza le sue cure premurose.
                  Ora è forte abbastanza da depositar via il recinto di spine ripugnante,
                  il quale non ha più ragione di esistere grazie a lei, mia adorata regina!
                  D'ora in poi sarò il suo scudo, la sua spada. La terrò sempre per mano
                  e ogni suo sacrificio per me le prometto che non sarà stato invano.
                  Mia principessa, mia regina, le chiedo perdono... la mia vista
                  fu offuscata dalle mie stesse ferite che la sua non potei notare,
                  ha visto in me il rifugio per la sua anima straziata, un'anima tradita.
                  Son il punto di riferimento che per tanto tempo non è riuscita a trovare,
                  ora la prego lasci che sia io a prendermi cura della sua ferita.
                  Salvatore Riggio
                  Composta martedì 2 marzo 2010
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