Le migliori poesie di Nello Maruca

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Scritta da: Nello Maruca

La preghiera

A Te Beata Madre, a Te che Figlia
e Madre nel contempo sei, a Te o Madre,
a Te, stasera questa preghiera sia
onde imminente al nostro Padre

invii. Degno non sono d'invocarTi,
o Madre, ma so che carca di carità
Tu sei e anche se molto più amarti
Ti dovrei sono certo che la mia viltà

Sotto l'Azzurro Manto svanirà.
Ecco, Madre Celeste, la preghiera mia:
Quando al buon Dio la Morte piacerà
donarmi non per uno ma per due sia

Ch'io a ritroso la strada, certo, faria
se la compagna non fosse su mia via.
Nello Maruca
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    Scritta da: Nello Maruca

    Il casanova

    Conosco, un dongiovanni
    che a soli dodici anni
    già comincia l'azione
    della dolce seduzione.

    Ora va guardando a manca
    per cercare qualche gamba,
    poi lo guardo mena a dritta
    a cercare una coscritta.

    Giovincella oppure vecchia
    purché resti nella cerchia
    differenza non è alcuna
    che, comunque, tocca la luna.

    Se è guercia o zoppicante
    ne fa uso solamente
    per tre giorni: Poi più niente.
    Appagato ha già la mente.

    Se conquista la biondina
    la ricerca ogni mattina
    e a sera la consola
    nel non farla restar sola.

    Se per caso, poi, è bruna
    ne fa uso fino all'una
    e la lascia solamente
    a motivo della gente.

    Sia ch'è bionda, alta e snella
    sia ch'è bruna, grassa e bella,
    sia ch'è storpia, bassa e racchia
    sia rugosa, storta e vecchia,

    sia ch'esperta all'esercizio
    o che ancor non tenga vizio,
    purché abbia l'orifizio
    solo uno è il giudizio:

    Ella è donna: Tanto basta,
    perché nulla cosa guasta.
    Mi si chiede qual è il nome
    di cotanto bestione;

    Ma per mia delicatezza
    dir non posso la sua razza,
    però indico la via
    sol per mera cortesia.

    Via Rosario par che sia;
    par dimori in quella via.
    Nello Maruca
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      Scritta da: Nello Maruca

      La capinera

      Nell'incavato fusto di ciliegio
      Di capinera è custodito letto
      Ch'esperta costruito ha in mod'egregio
      In loco ritenuto sicuro tetto.
      Tenerissime fibre l'hann'intrecciato
      Con diligente architettura innata
      Da testa nera, con fare ricercato
      Per schiudere le uova dell'annata.

      Poscia, nel caldo, morbido lettuccio
      Depositò tre uova corpo grigio
      Sicura che mai avesse avuto cruccio
      Né che suo cuor divenisse bigio.
      Ma l'arbusto che non dava frutto
      Era d'impaccio all'animal'eretto
      Che non sopporta non avere tutto
      e nel demolire il legno scassa il tetto

      di quella capinera dolce e buona
      che sotto già teneva tre nudetti
      da poco della schiusa dei tre uova
      di pelle ancora scura, i piccoletti.
      Implumi ancora, sol boccucci'aperta
      per quell'impulso di sopravvivenza
      la testolina, ora, all'ari'aperta
      cercando vanno di mamma la presenza

      che svolazzando nei d'intorni e presso
      cinguettando, desolata, va piangendo
      e s'avvicina e s'allontana spesso
      e spaurita va dall'uman fuggendo.
      Da mane dura l'andirivien'ardito
      e par che preghi: Va! O uomo crudo
      non vedi il nido mio com'è avvilito?
      Perché in petto tieni cuore sì duro?

      È sera, ormai, e l'uomo via sen va
      Indi la capinera è sul morente nido,
      un piccoletto afferra e vola e va
      penzoloni altro trasporta al posto fido
      torna, festante in becco stretto
      l'ultimo ai fratellini affianca
      sotto provvido e fortunoso tetto
      e accanto giace, finalmente, stanca.

      Quant'amore traspare in sì tal'atto!
      Quant'affetto racchiude piccol volatile,
      quant'altruismo quel corpicino ha in petto,
      quanta bontà, quanta dolcezza e stile.
      Nello Maruca
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        Scritta da: Nello Maruca

        L'Angelo

        In quel prato verdeggiante dall'odore
        di bianco giglio, all'ombra di due tigli
        son gioiosi quattro teneri germogli
        che bellezza e candore tengono
        più dei miglior fiori. Non son rose, nemmanco
        gigli, sono gioie, amorevoli son figli.
        Ma in un dì assai funesto tutto tosto
        divien mesto per volere della dea
        matta che al focolare dei giusti buoni
        pene dona, dolori e guasti.
        Là, nel mezzo di una siepe di quel lieto
        orto virente si spalanca all'improvviso
        una gola nera e fonda che una Gioia
        ingoia e scaglia nelle viscere profonde.
        Lestamente si richiude e la Gioia
        nella melma con vigore affonda
        e schiaccia e la stritola e affoga.
        Lento, sotterra, scorre fiume silente
        e l'inerte Spoglia in se, in un abbraccio,
        accoglie. Senza sbalzi, quietamente,
        la trasporta dolcemente e la dondola
        e trastulla come mamma bimbo in culla.
        Soavemente la quiet'onda l'accarezza
        e con amore fuor da terra, indi, la pone
        sulla spiaggia in faccia al sole
        che al contatto del calore divien Stella
        e in Cielo si trova. Dalla veste lunga
        e bianca un Arcangelo l'affianca
        e per la lustra Via al cospetto la conduce
        di Colui ch'è pace e luce. Un sol bacio,
        un sorriso ed è Angelo in Paradiso.
        Dalla Reggia dei Beati spande luce
        agli assetati e invita con ardore
        a ber l'acqua del Signore. A quei Tigli
        tanto cari stanchi e privi di vigoria
        li incoraggia e sorregge carezzando
        i cuor dolenti col sorriso dell'angelico
        suo viso, lo splendore dei begl'occhi,
        la dolcezza e il candore dell'immenso
        gentil cuore ch'elargisce gioia e amore.

        O, tu mamma triste e pia sii più forte,
        sii qual Maria. Pensa solo che sto in pace
        e che assieme alle altre Stelle sono
        luce al firmamento. Se tu guardi il Cielo
        a sera una Stella più lucente
        si riflette nei tuoi stanch'occhi. Quella Stella,
        mamma, son io che per te prego il buon Dio.

        A te, padre mio adorato, sofferente
        e addolorato, non star triste: Vivo
        in Casa dei Beati ch'è accosta
        ai Santificati. Tutto è pace,
        tutto è quiete, tutto splende, tutto tace.

        Tu che in terra fosti pria la lucerna
        di mia via perché hai perso il luccichio?
        Non sai tu, o sposa mia, che sto in Cielo
        per le vie? Non sai tu che il Loco Sacro
        ho raggiunto del Gran Padre? Il tuo uomo
        più non sono, son di più, molto di più:
        Sono l'Angelo custode che ti guido,
        ti consolo e son teco in ogni dove.
        Nello Maruca
        Composta giovedì 30 novembre 2006
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          Scritta da: Nello Maruca

          Il denaro

          Mai grand'amore per il denaro ebbi
          tanto che poco e male lo conobbi;
          m'accorgo, ora, però, che mancando esso
          nemmanco il necessario t'è concesso.
          Vero che la felicità non la precetta
          ma di piaceri, sì, fa grand'incetta.
          Indifferente gli resta la morte
          ma dona garanzia di buona sorte.
          Non assicura, no, la vita eterna
          ma dona ricchezza ed agio sulla terra.
          Certo, beato non è chi lo possiede
          ma il misero ginocchioni, lui in piedi.
          Nello Maruca
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            Scritta da: Nello Maruca

            Fatina

            Per caso t'incontrai in quel paese
            ove mai pensato avrei m'innamorassi
            quando saltavo tra quei fossi e sassi
            e, lesto, preparai il mio maggese.

            Trascorso abbiamo già cinque cinquine,
            di cinquina la sesta già cammina
            e tu rimasta sei quella Fatina
            ch'io intravidi quel dì tra le tendine.

            In questi cinque già passati lustri
            migliore non potevi farmi dono:
            Gioielli son dal viso dolce e buono
            quei cinque che donato m'hai di Astri.

            In quest'anni di mutato hai solo gl'anni.
            Per il resto sei com'eri: Dolce e buona
            com'allora, dolce sei tuttora e buona
            e mutato manco t'hanno i grand'affanni.

            In trent'anni andati via divenuta
            sei maestra di bontate e di dolcezza,
            nell'alma tua c'è sempre giovinezza
            e resti la Fatina che giammai muta.

            Tanta tristezza mi riempie il cuore
            il ricordo dei dì passati invano
            quando tu, dolce com'ora, piano piano
            mi donavi te stessa a tutte l'ore.

            Sol mi consola l'accresciuto affetto
            e par che le colpe un poco sminuisce
            perché, per te, l'affetto non svanisce
            ma rafforzar lo sento nel mio petto.

            Or mio è il tuo male se malata sei,
            se piangi tu, nel cuore lacrim'anch'io,
            se stanca sei, ahimè, stanco son io,
            contento son pur'io se tu contenta sei.

            Tanto m'hai dato e tanto poco ho dato!
            Ah! Se potessi indietro ritornare
            amor d'amore tornerei ad amare
            e sempre più vicino ti starei,
            come al padrone il cagnolin fidato.
            Nello Maruca
            Composta mercoledì 30 novembre 1988
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              Scritta da: Nello Maruca

              La carità

              Amore per chi odia e che non ama,
              amore per il debole e negletto,
              amore a chi ha sete di giustizia
              e amore per lo sciocco beffeggiato
              e ancora per lo storpio e per il cieco.
              Amore per il sano e l'ammalato,
              amore per il forte e per il debole
              e pure pel potente e pel meschino.
              Amore per il sole e per la luna
              e amore per la luce e per le tenebre,
              amore per la notte e per il giorno
              e pur'anco per ognuna le stagioni.
              Amore per le fonti e per i fiumi,
              amore per i laghi e per i mari,
              amore per i monti e per i piani
              e amore per i rettili e gl'uccelli.
              Amore per la fauna e per la flora,
              amore per il cielo e il firmamento
              e amore pel creato e Creatore,
              amor per tutto quanto ci circonda
              e amore del donare senz'avere.
              Quest'è la carità, la vera carità.
              Nello Maruca
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                Scritta da: Nello Maruca

                Arte nuova

                Più l'ore se ne vanno con il tempo
                più la mia mente ha turbinio di lampo.
                In essa ruota sempre quello sperma
                che fuoriesce senz'alcun'orgasmo
                e suggerisce, con grand'insistenza,
                conoscere di tanto la causanza.

                Il Dei e Garzanti sfoglio senza sosta
                ma è come cercare al lago l'aragosta.
                Della Treccani m'accosto a copertina
                con fare e con pazienza certosina;
                lesto metto ogni pagina al mio vaglio
                così m'accorgo del secondo sbaglio.

                Mentre men sto, così, nell'incertezza
                avverto sulla testa una carezza:
                Austero, di nobile figura, è al mio fianco
                uomo vetusto, dai capelli bianchi.
                Se il tuo cuor tu m'apri in confidenza
                accenderti poss'io persa speranza
                ché quel ch'al tuo cervello assilla e sfugge
                al cospetto del mio certo non regge.

                Cominciò, tutto, oh Grande, coi malanni
                e da quel giorno pace più non ebbi
                ché si moltiplicar d'allor gli affanni
                e in incertezze e dubbi sempre crebbi.
                Con pression dall'altro lato fatta
                liquido lattescente innanzi m'esce,
                l'organo non gioisce: Forte patisce;
                la testa gira e par diventi matta.

                Arte nuova è codesta in medicina
                che più recenti studi son'approdati.
                raggiunto quando abbiam la cinquantina
                di quest'infame male siamo toccati.
                Prostata han dato nome gli scienziati
                e dei malanni è certo tra i più ingrati:
                Quale castagniforme appare in loco
                e a chi colpisce brucia come fuoco.

                Il liquido che secerne è simil sperma
                e riferimento non è d'alcun orgasmo
                poiché d'agogna non ha nessuna norma
                ma risultato è di grande spasmo.
                Abituati a far senza dell'orgasmo,
                convivi col dolore e con lo spasmo;
                oltre non ti crucciar, tempo è di flemma,
                risolto parmi t'abbia il gran dilemma.
                Nello Maruca
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                  Scritta da: Nello Maruca

                  L'ultimo viaggio

                  Quand'io, alla soglia della quarantina,
                  lesto partisti, Padre, una mattina
                  per la lustra via, verso il Ciel turchino
                  perché ultimato avevi il tuo cammino.

                  Precoce il viaggio fu, senza ritorno
                  ed io d'allora mi riguardo intorno
                  nella vacua speme di vederti un giorno
                  seduto, nell'ampio e grigio soggiorno.

                  Ma non udranno più mie orecchie il suono
                  dei regali passi toccare il suolo
                  che non più in terra, ma pel Cielo sono
                  leggeri, al pari degl'uccelli volo.

                  Nell'alto Loco, tutto dorme e tace,
                  e solo è serenità, amore e pace.
                  Qui cattiveria è d'uccello rapace;
                  e mai la terra ha conosciuto pace.

                  Resta, perciò, o Pà, in Casa del Signore
                  donde lo puoi onorare a tutte l'ore.
                  Nello Maruca
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