Scritta da: Mirkante

Lontananza

Guarda la luce che filtra
dalle spesse vetrate
la sua intensità in crescendo
arroventare sulle tue mani
in protezione di un viso
prigioniero della lacrima
no, non è una giornata densa di aspettative
meglio quindi scivolare dentro le voragini
di un cielo capovolto
aspettando che una nuova luna
possa quietarti. Senti anche tu
lo svolgersi del tempo
così impreciso come un ingranaggio difettoso?
Agli occhi non resta altro
che appoggiarsi alla notte
strisciando sopra il respiro della terra
toccando gli oceani lividi e i mari più estesi
a d'ogni cosa c'è un fine
è possibile credere ora
che io sia soltanto una parte immedesimale
delle tue ricchezze
un flusso d'aria
spinto nell'eterna ricerca
di quello che addietro persi e mai dimenticai.
Mirko Faes
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    Scritta da: Mirkante

    Destino

    Non ho più paura della morte
    da quando osservando la chiglia delle navi
    al rumoroso porto
    gli uomini arridono all'imbarco
    con le armi sottobraccio.
    Il mare è inquieto ma allo stesso tempo fragile
    sembra un tappeto di schiuma lucente
    la battigia ora.
    La lontananza può essere l'occasione
    per amarti nel profondo
    lo so, i tuoi baci potranno cedere
    ad altre tentazioni
    forse non tornerò
    in quanto, il destino mi potrà riservare il suo esito beffardo
    forse sarò dimenticato
    ma se dovessi morire
    io sognerò comunque la tua gratitudine per il resto dell'eternità.
    Mirko Faes
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      Scritta da: Mirki75

      Attimi

      Il vento si adopera a portar il suo respiro, è freddo quando serpeggia tra le sterpaglie accatastate, ai margini del rude capanno senza vita, verdeggiano di muschi e licheni le rocce, che affiorano dal sentiero pervio, non lontano i pini nudi baciano un cielo elegante, dove essi infittiscono l'ombra li inghiotte, in un desio di lieve malinconia.
      Mirko Faes
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        Scritta da: Mirki75
        Corresti esultante
        incontro a uno spicchio di cielo terso
        lasciando la pioggia proporsi esausta
        tra i vigneti inermi dal triste spoglio.
        La notte spazientì
        concedendosi dai rivi traboccanti alle piane impervie
        nell'autunno appena scorto.
        Dalla veglia delle stanche mura
        la luce graffiò gli specchi d'argento
        quando supina il sonno ti sorprese.
        E al contempo la luna si ribellò alle nubi
        arrestandone l'inquieto pianto.
        Non c'erano che i tuoi silenzi
        a dipingere il volto della solitudine
        in fondo alla stanza dove morivano i respiri
        allorché sedettero in disordine
        i colori ineleganti dell'acerbo inverno
        un altro giorno passò
        ferendo a piedi nudi
        i campi innevati
        inseguendo la tua dolce follia.
        Mirko Faes
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