Scritta da: broceliande

Alterni momenti

Non voglio vivere in questo paese.
Civiltà, libertà, democrazia, benessere, fumo negli occhi.
Mi guardo attorno, non vedo altro che solitudine, ignoranza, mediocrità.

Ricerco invano la serenità, la pace, la sensazione di libertà.
Le ricerco intensamente, ma niente di tutto ciò mi si prospetta,
niente mi conforta, niente mi fa gioire in questo luogo.
Mi guardo attorno, nebbia si erge davanti al mio sguardo.

Il povero guerreggia con il povero
e si prostra davanti al potente
genitori vendono l'anima del loro sangue,
giovani persi nel rincorrere il facile successo.

Importante è l'immagine esteriore.
Agghindati e imbellettati come star;
il corpo viene venduto con noncuranza;
la via più breve per arrivare in alto.
L'anima non viene curata, non esiste

Alla deriva oramai.
Il governante non fa scrupolo dei propri interessi
e all'apice dell'arroganza lo fa alla luce del sole;
in questo paese di piccola gente.

Nemmeno il custode dello spirito si esime.
, insudicia le sue mani,
mescolandole nel putrido fango.

Declama la carità, la pace, la tolleranza, la povertà e l'uguaglianza.
Eppure si imbeve di potere, rigirandosi nelle ricchezze,
Edifica monumenti alla sua grandezza, sperperando il nutrimento di chi grida affamato.
Guarda il povero, il derelitto con superiorità, non incontra lo sguardo.

Paese dominato dalle caste, abbarbicate al loro potere,
approfittatori della comune ignoranza.
Dominanti incontrastati.

A volte si ergono voci di liberi intelletti;
non vengono ascoltate, relegate in un piccolo angolo buio.
Pazzi fanatici, destabilizzatori di questo sistema perfetto.

Non c'è posto per la coscienza, non c'è posto per l'onore, onestà, sincerità, dignità,
orgoglio di persone; non risorse umane.
Trofiche menti.

Tutto viene assorbito,
tutto viene assimilato, senza porsi domande.
Non esiste il giusto, non esiste l'errore;
esiste solo il dato di fatto.
L'essere pensante è finito, si è estinto.

Attonito mi giro e rigiro,
cerco una qualche speranza di cambiamento.
Vana la mia ricerca.

Fino a quando le persone non cambieranno,
fino a quando non acquisiranno la coscienza di chi veramente sono,
non voglio vivere in questo paese.
Luciano Tricarico
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    Scritta da: broceliande

    Alterni momenti

    Sconosciuto mi fu quell'uomo.
    Per anni vicino.
    Eppure sconosciuto fu per me.
    Mi sorresse ancora in fasce,
    orgoglioso della sua creazione.
    Un sorriso felice abbozzato sulle sue labbra.
    Un quadro sereno,
    stracciato dal tempo.
    Giorni, mesi, anni;
    più lontano da lui.
    Niente ai miei occhi ci legava.
    Indifferenza, provavo.
    Suo l'ignorare, uomo fallito.
    Con caratteri incerti scriveva il suo nome
    Nessun legame.
    Esterno al mio mondo;
    esseri diversi, mondi diversi.
    Presenza incorporea,
    inconsistente fantasma,
    ombra fugace.
    Nulla importava.
    I suoi pensieri, le sofferenze le emozioni,
    niente infrangeva lo scudo.
    Distanza il mio riparo.
    Lontano il più possibile.
    Tutto ciò in mio potere compietti,
    un'alto muro innalzai;
    invalicabile barriera.
    Non si scende al livello inferiore;
    respinto colui non degno.
    Amare le sue lacrime.
    Impassibile il mio essere.
    Troppo, troppo.
    Nel mio immenso ego,
    sprofondai la sua anima.
    Paura di somigliargli.
    Rinnegato il legame del sangue,
    rinnegata scrittura nel firmamento
    Altergo di me stesso.
    Perché, perché io?
    Migliore sono, di più, più;
    molto di più.
    Neppure il suo andarsene,
    ha incrinato lo scudo.
    In silenzio è partito
    Non una parola, nulla assoluto;
    nemmeno il dirsi addio.
    Distante mille chilometri ti ho lasciato;
    ti ho lasciato, sconosciuto.
    Sconosciuto,
    eppure mi hai amato.
    Sempre una parte del tuo cuore,
    hai serbato per me.
    Hai lasciato tutto
    La tua vita, la libertà, il tuo amato mare.
    Hai straziato il tuo cuore
    e sepolto i tuoi sogni;
    immolato al mio bene.
    Io ingiusto accusatore,
    negato ti ho,
    l'ultima stilla felice nell'animo.
    Tu sconosciuto, prigioniero del tuo amore
    Comprendo ora
    la repentina gioia nel tuo sguardo.
    Rari attimi, illusoria unione.
    Conosco ora chi tu sei, sconosciuto.
    Sono venuto sulla tua tomba a cercarti,
    i nostri sguardi si sono incrociati,
    legati i nostri pensieri.
    Dolce armonia.
    Immobili minuti, parole di silenzio.
    Il filo, finalmente allacciato.
    Il tuo non volermi lasciare andare,
    perdersi fra i viottoli del piccolo cimitero di gallipoli.
    Cercare l'uscita e non trovarla.
    Il tuo modo di dire,
    restiamo vicini;
    non lasciarmi ancora.
    No, mai più accadrà.
    Più sconosciuto non sei;
    sei mio padre!
    Le mie lacrime,
    pentimento al dolore che ti causai.
    Chiedere il tuo perdono,
    solo questo posso fare.
    Sono tuo figlio, lo sono sempre stato
    e per sempre lo sarò,
    con tutto il mio amore.
    Ciao papà.
    Luciano Tricarico
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