La tua voce che chiama il mio nome. Il tuo volto nel buio. Una lunga corsa verso di te. Le mie mani fra i tuoi capelli. Un bacio. Il tuo cuore sul mio.
Una carezza lieve mi ha sfiorato il viso: e i tuoi occhi socchiusi si son persi nel vuoto, a cercare nel cielo un angelo triste cui donare un sorriso...
Ed io scolpivo nel vento le lacrime del passato, e lanciavo lontano dal mio futuro il tormento dell'oggi, e correvo in riva al mare premendo sulla sabbia fresca l'impronta morbida della speranza...
Poi, una musica nella notte, una falce di luna sull'orizzonte, un fiocco di neve: polvere eterna di vita posata piano sopra i tuoi sogni.
Tristezza, è finito il tempo dei cieli azzurri. I giorni della speranza si sono disciolti lentamente in una pioggia grigia di malinconia. Ed anche l'ultimo sole tra poco volerà via, come una rondine al primo freddo d'autunno.
Luce riflessa. Specchi infiniti che creano luce. Eco perpetua di parole mai pronunciate. Ricordo tormentoso di un fuoco acceso, di un grido. Sensazione di risveglio. Immenso fremito divino. Involucro scalfito in un punto. Soluzioni scontate. Orgoglio. Certezza di fuga. Vertiginosa corsa lenta. Velo, tenda, pietra. Disperazione. Tristezza. Insoddisfazione. Universi vuoti. "Dorme di nuovo".
Io sono il fotografo del terzo mondo. Raccolgo il pianto, la fame e la morte in artistici libri di carta lucida. Costosi e impegnati regali di Natale per voi che, come me, non potete far nulla per questa infamia, se non commuovervi di compassione grave, criticare i governi e denunziare agli altri le ingiustizie del mondo. Ma sono imparziale. Quando il vento del Sud vi travolgerà tutti ci sarò ancora, per fotografare voi.
Sospira profondo il vento notturno che viene dal mare. Allarga le braccia, e accoglilo. Rimani in silenzio, e ascoltalo. Porterà nubi, tempeste e pianto; ma anche dolcissimi canti d'amore.
Venerando nell'aspetto, solenne nelle movenze, insigne umanista, storico, filosofo, dal pulpito marmoreo il prete arringava i fedeli. La voce suadente marciava maestosa tra le navate barocche, modulandosi in toni or gravi, or carezzevoli, or dignitosi; e arricchendosi di cenni or lievi, or amichevoli, or vigorosi. Un esercito ordinato di cenni e di parole difendeva, a passo di danza, il pulpito e il prete dalla narcotizzata, confusa moltitudine di povera gente.
Questa notte io canto per te, segreto antico della Terra che vive. Respiro caldo delle sere d'estate. Brivido dolce che dai luce e sorriso alle stelle. Alzami al cielo, e lascia che io goda della gioia e del dolore, del sole che mi scalda e del ghiaccio che mi gela, del velluto di una carezza e del singhiozzo di una ferita. Gabbiano nella luce del sole. Delfino nell'azzurro del mare. Amore, prendimi per mano e conducimi a Dio. Tu che mi doni la vita, fammi gli occhi raggianti del mio immenso destino. Verso lo spirito, anche attraverso i sassi. Verso orizzonti tersi, anche attraverso la nebbia. Verso la luce, anche attraverso il buio. Verso la gioia, anche attraverso il dolore. Ma se la gioia di cui son capace non è la più grande, la più pura, la più vera, l'l'unica gioia che esista al mondo, dammi il dolore. Perché questa notte io sogno di te, mistero profondo della Terra che ama. Sapienza eterna che ti sveli in silenzio. Candido Padre che mi batti potente nel cuore.