Poesie di Giuseppe Bartolomeo

Pensionato, nato venerdì 27 agosto 1943 a Cirigliano (MT) (Italia)
Questo autore lo trovi anche in Frasi & Aforismi, in Racconti, in Frasi per ogni occasione, in Proverbi, in Diario e in Preghiere.

Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
Il sole si è spento nella nostra mano
guardando la notte che si sveglia
al sibilo di un bianco silenzio
nascosto sotto un cielo di stelle.

Nel mattino odoreremo i fiori della notte
con occhi limpidi lavati dalla rugiada
caduta da occhi di bimbi appena nati
gridando nel nuovo buio illuminato.

Non è più tempo di stare soli sotto il sole:
l'uomo vuole una voce che lo guidi,
la colomba vola su piste di azzurro,
il cane legge il silenzio dell'uomo.

È questo il manifesto della nostra vita
affisso sui muri imbrattati della città.
Riempiamoci gli occhi di nuova luce
prima che il tramonto ci porti all'aldilà.
Giuseppe Bartolomeo
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    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
    Non ha fiato questa pioggia
    mentre cade su ombrelli a colori
    gocciolando da tetti
    che nascondono gioie e dolori.

    Gonfia di luce scivola
    su strade di pietre lucide
    stanche di essere pestate
    da piedi umani
    ancorati al passato.

    Gli uomini camminano
    sotto l'ombrello
    con gli occhi a terra
    e mani fredde.

    La pioggia continua a scendere
    dolce e leggera
    mentre il cielo attende
    occhi innocenti
    in umile preghiera.
    Giuseppe Bartolomeo
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      Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
      Hanno spaccato la faccia del giorno
      con vetri opachi di bottiglie rotte
      in locali notturni e bicchieri pieni
      spegnendo l'anima e i pensieri.

      In un angolo pieno di fantasmi
      giaceva un'ombra di uomo
      con in mano una bottiglia vuota.
      I bicchieri brillavano come stelle
      per rintracciare il volto e la mente.

      Con la faccia spaccata è nato il giorno:
      gli occhi sono gonfi di sogni non capiti
      le gambe non reggono la luce del sole
      le mani toccano l'aria senza illusione.

      Il cuore batte perduto nel cielo azzurro
      arato da fili di ragnatele appesi nel vuoto.
      L'ombra dell'uomo esce dal suo angolo
      chiusa in una barca col mare incalma.
      Spero che ritorni uomo quando sarà sera.
      Giuseppe Bartolomeo
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        Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
        Forse non ti dirò più nulla,
        dolce terra.
        I miei passi si fermeranno
        sulle pietre che portano a casa
        dove il sole asciuga il giorno
        aspettando la sera.

        Ascolterò le voci della strada
        sepolte sotto foglie
        del passato.

        La notte legata alla sua luna
        mi seguirà per un cammino
        aperto alla luce.
        Mi accompagneranno
        lontano
        canti di grilli innamorati.
        Giuseppe Bartolomeo
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          Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
          Mi sciolgo con la neve
          su muro esposto al sole.
          La mano si riempie di vento
          cogliendo pietre
          gonfie di freddo.

          Guardo la neve
          il cielo s'illumina
          gli alberi godono il silenzio.
          Lontano resta immobile
          una donna che porta negli occhi
          la purezza del giorno.

          Il mattino si apre
          con la colomba sul tetto.
          Il muro di casa
          trattiene un pezzo d'azzurro
          caduto sulla neve.
          Il sole penzola sulla siepe
          dialogando con un sogno
          senza frontiere.
          Giuseppe Bartolomeo
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            Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
            Abbiamo trascorso il giorno all'ombra
            sotto rami nudi che pungono il cielo
            come occhi imploranti di donna
            in cerca di qualcuno che l'accolga.

            Camminiamo per le strade delle città
            calpestando la propria ombra
            ma non riusciamo a leggere gli occhi
            di coloro che ci girano intorno.

            Dobbiamo ritornare sugli alti monti
            dove la neve ci lavia la faccia e le mani
            seppellendo il nostro cuore di pietra
            per vivere in pace il nostro domani.

            Dobbiamo tagliare il cordone ombelicale
            che ci lega a frontiere con ferro spinato.
            Il cuore non ha catene né barriere
            quando è puro e bianco come la neve.
            Giuseppe Bartolomeo
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              Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
              Siamo nati insieme a quadri di Picasso
              appesi a inferriate di ragnatele rosse
              con bombe cadute da un cielo grigio
              raggruppati in un museo senza vita.

              I colori ardenti li portiamo negli occhi
              con figure strane e viscere travolte.
              Sui marciapiedi depositiamo fiori morti
              mentre la polizia uccide l'ultimo silenzio
              con sirene stridule e campane a morto.

              I giovani sognano un concerto d'amore
              mentre altri li uccidono in nome di Dio!
              Le ombre di una religione senza volto
              sono il simbolo di un dio senza pietà.

              Stiamo ritornando all'età della pietra
              dove l'odio è il sale della nuova società.
              I soldi e la droga sono i nuovi simboli
              dei nuovi padroni della terra e del mare.

              Si sta giocando in cunicoli oscuri e ciechi
              dove i politici hanno perduto la bussola
              mentre il popolo con un pezzo di pane
              preferisce vivere in compagnia di un cane.

              Domani i nostri figli entreranno in un museo
              con porte spalancate a un pubblico cieco.
              Leggeranno sull'unica tela bianca e rossa:
              "Qui visse l'uomo senza lasciare eredi".
              Giuseppe Bartolomeo
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                Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                I miei sogni rotti li guardo in un salvadanaio
                sperando che un giorno mi portino lontano
                su isole bianche dove la neve è fuoco ardente
                mentre il fuoco è una neve che risplende.

                Il mio viaggio iniziò una notte sotto una luna
                con una faccia rossa e due stelle come occhi.
                Sfilavano marionette con maschere colorate:
                erano uomini nani o animali addomesticati?

                Gli occhi non fissavano il niente, solo colori,
                suoni, figure mute e animali molto strani.
                Alcuni per piedi avevano fucili e corte spade
                altri alzavano con tenaglie colombe senza ali.

                Dal cielo cadevano piume e nuvole bianche
                mentre i vecchi le raccoglievano nelle mani
                da dove fuoriusciva una luce rosso sangue
                formando statue giganti in attesa del domani.

                Eravamo pochi gli uomini nudi e sorridenti
                alcune donne spiavano tra salici piangenti.
                All'improvviso udimmo un rumore di vetri
                la lampada di cristallo si trasformò in uccello.

                Lontano avanzava correndo un cavallo bianco
                nitrendo come un grido di una donna in parto.
                Si fermò guardando fisso l'orizzonte sporco
                mentre lentamente sbocciava una rosa rossa.

                Apparve sulla scena una donna nera con un figlio
                lo prese un uomo anziano e l'offrì alla luna piena
                mentre lontano un cane randagio fiutava un osso
                che camminava svelto su uno scenario rotto.

                Forse quella notte si era aperto da solo il mio sipario
                trasformandomi in una marionetta mossa con le mani.
                So solo che di giorno viviamo pensando al domani
                mentre di notte giochiamo soli a essere immortali.
                Giuseppe Bartolomeo
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                  Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                  I tramonti africani restano incisi in ogni cuore
                  con sogni carichi di cerimonie ricche di candore.
                  Il rosso sangue vivo si sparge nel cielo azzurro
                  per innamorarsi dell'arcobaleno di sospiri in festa
                  avendo per confini gli immensi orizzonti celesti.

                  In quest'ora del tramonto tropicale gli uomini d'Africa
                  sono statue di ebano puro levigate in controluce.
                  Le loro ombre sono silohuette di donne senza corpo
                  in movimenti di frenetiche danze maturate di notte.

                  I loro fianchi ancheggiano negli odori del vento.
                  I loro seni sono occhi appesi ai tamburi del tempo.
                  Le loro labbra carnose baciano l'ultimo raggio di sole
                  mentre la notte le avvolge in un turbine di ebbrezza.

                  Le grida del giorno ferito si nascondono nei crocicchi
                  dove le donne nasconderanno di notte i loro segreti
                  per placare ferite e paure degli spiriti poco familiari
                  quando l'ordine della vita quotidiana non è rispettato.

                  Nasce così l'altalena della vita nella penombra tropicale
                  per costruire un nuovo mattino ricco di umane illusioni
                  scaricato a ritmo frenetico di polvere, musica e parole.
                  Rinascono uomni e donne nuove col sorriso del mattino.

                  Anch'io mi sono bagnato spesso in questi fugaci tramonti
                  sospesi a fili di colori forti e terribilmente umani e fugaci.
                  Gli occhi s'inumidivano di gioia ascoltando ritmi senza sosta
                  mentre nel cuore il silenzio s'infiltrava trasformato in bellezza.
                  Giuseppe Bartolomeo
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                    Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
                    Molte volte siamo usciti presto di casa
                    dalla porta aperta dalla fresca rugiada
                    posata di notte con collana di diamanti.
                    Ci siamo bagnati in acqua di luna piena
                    raccolta in foglie ai primi raggi di sole.

                    Era un'alba piena di mille odori e colori
                    con molte carezze di boccioli carichi di luce
                    mentre il giorno entrava nel cielo azzurro
                    al richiamo di ali di uccelli e corolle aperte.
                    Era il vagito o il primo grido della bellezza?

                    Ardeva pure il sole in pieno mezzogiorno
                    inabissando il giorno in oceano di calore.
                    I sibili dei serpenti echeggiavano lontano
                    stesi su rocce ascoltando voci di favole.
                    Tutto maturava sotto fiamme iridescenti.

                    Finalmente comparve con passi soavi e lenti
                    il crepuscolo vestito con brezza di seta pura
                    su una terra carica di calore e di dolcezza.
                    All'orizzonte apparvero uccelli diretti ai nidi
                    richiamandosi per passare la notte fra amici.
                    Giuseppe Bartolomeo
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