Poesie di Francesco Rossi

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Scritta da: igor-issorf

L'anima ghiaccia

Io osservo te, sfuggente
scappi via, da te sfuggita
non trovi presenze
nel rimbombio del mondo
intercetto te sfumata
il languore vivo brilla
non riconosci il mare
la luna, le stelle fisse
svapori nella notte
liscia di velluto blu
vedo nitida la tua
anima ghiaccia.
Francesco Rossi
Composta sabato 8 agosto 2015
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    Scritta da: igor-issorf

    A me è accaduto d'amare

    Nel primo mattino sfocato,
    nel pomeriggio d'estate accesa
    a me... è accaduto di amare.
    Nella sera colorata di luce viva,
    nella notte vibrante di senso
    a me... è accaduto di amare.
    Inseguendo l'acqua fresca fluire
    o le foglie cantare nel vento
    a me... è accaduto di amare.
    Estasiato per gli occhi lucenti
    e stravolto per le gambe fuggenti
    a me... è accaduto di amare.
    A te... nel tuo correre senza posa,
    non è mai accaduto di amare.
    Resto solo con me... innammorato
    a scandire le emozioni del tempo che fugge.
    Francesco Rossi
    Composta domenica 24 maggio 2015
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      Scritta da: arsiom42

      Sensazioni autunnali

      Il rumore delle foglie è lo sfrusciare lieve
      di parole sussurrate.
      Il fruscio del vento
      è una parte di me stesso.
      Il cinguettio degli uccelli
      è un presagio per varcare confini
      sempre più belli.
      L'acqua del fiume che scorre impetuosa
      raggiunge la foce con pace armoniosa.
      Il rumore del mio pensiero,
      il chiacchierio della mia mente
      non mi spaventa, ne mi sorprende.
      Come le foglie anche i mie capelli
      iniziano a cadere, è il presagio autunnale
      che è tutto da vedere.
      Francesco Rossi
      Composta martedì 11 ottobre 2005
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        Scritta da: arsiom42

        Lamento (di un malato terminale di asbesto)

        Dio, se Tu scruti col pensiero sacro
        del mio cuore il profondo
        se non è una bugia che tu sei giusto
        mi domando: perché il mondo con me
        è stato ingiusto?
        La pietra miracolosa dell'antichità mi ha consumato
        le aurore del giorno sono disperse nel mio cuore
        so che un nuovo aprile non lo rivedrò tornare,
        Un tempo le mie membra erano rami vestiti di fiori
        e, assieme al vecchio sole che ora non mi riscalda più
        rinnovavo ideali e speranze.
        Il mio respiro è sofferente
        e tu, sole mio quando sorgi mi molesti.
        Non ho nessun desiderio, nulla più aspetto da tè
        e dalle rugiade, sul mio tronco non cade più
        una goccia di vita e d'amore.
        L'invisibile polvere mi ha distrutto Il corpo,
        non la mente!
        Perché se più non devo essere felice e continuare a soffrire
        pietoso Dio, non mi fai morire?
        Francesco Rossi
        Composta martedì 14 giugno 2011
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