Scritta da: Angela Randisi
Sbarre
Irrequieti...
nell'equilibrio folle
non governato.
In pugno stringevano
redini di potere.
Composta venerdì 8 maggio 2020
Irrequieti...
nell'equilibrio folle
non governato.
In pugno stringevano
redini di potere.
Al primo bagliore dell'alba
l'onda si infranse
contro un cumulo di pietre.
Il ranocchio con le sue
gambette sottili
scivolava tra un sasso e l'altro.
Le alghe si allontanavano
e ritornavano sugli stivali
di gomma del pescatore
mentre assonnato e scomodo
preparava l'amo pensieroso.
In quel campo di violette
c'era qualcuno che cantava la vita
ingannando il dolore.
Si avvaleva solo del ritmo
del suo cuore e dell'amica solitudine
che aveva trasformato in una dolce lirica.
Il suo bisogno di parlare con Dio era talmente grande
che fissando il cielo era in grado di sentirne anche la voce.
Era un escluso, non per suo volere,
ma per la malattia degli uomini che l'additavano in nome di Dio.
Non si arrese, e non smise mai di credere alla luce del sole
che ogni giorno lo esortava a uscire dal suo grande buio.
Adornavano
Le rosse coccinelle
Il filo d'erba.
Mentre un venticello
Piegava l'estremità.
Il vento soffia
Sulle coste del mare
Con veemenza.
Increspando verità
Che naufragano sole.
Gocce residue
Di candida rugiada
Si notavano
Sopra il bianco giglio
Guardato dalla luna.
Vero o falso?
Chi poteva saperlo?
Sfaccettature
giravano intorno
a quel diamante falso.
Rosso dorato
guizzava nell'acquario
dietro la sfera
quel musetto sembrava
mandarmi un sorriso.
Pericolosa
quell'aria diventava.
Senza difese
sorpresi dal mistero
distanze tenevamo.
Nel verde bosco
Il cervo maculato
Si mimetizzò
Scampando alla morte
Tra le foglie si svegliò.