Scritta da: Megan Gandy
in Frasi & Aforismi (Tempi Moderni)
Amiamo quel che ci manca, più di quel che abbiamo. Credo che nel tempo qualcosa non abbia più funzionato in questo mondo.
Composta mercoledì 25 marzo 2015
Amiamo quel che ci manca, più di quel che abbiamo. Credo che nel tempo qualcosa non abbia più funzionato in questo mondo.
Si dice che l'abito non fa il monaco, ma quanti vedono l'abito e quanti il monaco? Viviamo in una società di apparenze in cui si esalta il corpo e non l'anima, l'involucro e non il suo contenuto, l'ombra e non la luce.
Ho nostalgia di una lettera scritta a mano, ormai i tasti del computer hanno eliminato l'individualità della propria grafia.
Nei tempi odierni amare gareggia in competizione con la paura, ebbene si, la paura che l'amore sia tutto un fallimento.
Generazioni senza: ad alcuni se levi il telefono non sanno più come occupare il tempo, e se gli dai il tempo ti chiedono come si effettua il login.
Viviamo in un mondo ormai senza valori e principi e viviamo di falsità e vanità del niente.
Che strano questo modo di amare moderno. Oggi sei la persona più bella del mondo, domani sei la più schifosa.
Si rimangiano tutto ciò che ti hanno detto e ti sputtanano come la notizia del giorno. Erano meglio i miei tempi quando una persona, se era bella, lo restava anche dopo con i suoi sbagli, anche se non c'era più.
L'amore virtuale è oramai una realtà dei nostri tempi, ma un incrocio di sguardi dal vivo possono dire quello che veramente si ha nell'anima.
Ho capito che nella vita tutto è apparenza. Ecco perché andiamo a rotoli.
Noi siamo quelli che diciamo di voler bene poi, alla prima occasione voltiamo le spalle. Noi siamo quelli che diciamo di amare gli animali poi, andiamo nei circhi, compriamo le pellicce, mangiamo le carni. Noi siamo quelli che facciamo gli auguri di buon Natale poi, per 364 giorni ci scordiamo dell'altro. Noi siamo quelli che diciamo di tenere alla salute dei nostri figli poi, facciamo mangiare loro solo "merda". Noi siamo quelli che parliamo di altruismo, sensibilità, sostegno poi, fuggiamo tutto questo. Noi siamo quelli che nel parlare di un sofferente esclamiamo "poverino" poi, lo incrociamo e gli neghiamo anche una semplice carezza. Noi siamo quelli che diciamo di credere in Dio fatto uomo poi, nell'incontro quotidiano con Gesù, siamo capaci di dirgli: "Non ti conosco". Noi siamo questi.