Scritta da: Marianna Mansueto
in Frasi & Aforismi (Libri)
Ah, beh, Piton... Harry Potter, sa... abbiamo tutti un debole per lui.
dal libro "Harry Potter e il prigioniero di Azkaban" di Joanne Kathleen Rowling
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Ah, beh, Piton... Harry Potter, sa... abbiamo tutti un debole per lui.
Pazza. Irrimediabilmente pazza. Persa e fottuta oltre l'orlo sdrucito del panico. Anni luce dalle geometrie spigolose della prudenza. La sedia e la frusta a dire ai fantasmi su che sgabello saltare.
Una manina si richiuse sulla lettera che aveva accanto e lui continuò a dormire, senza sapere che era speciale, senza sapere che era famoso, senza sapere che di lì a qualche ora sarebbe stato svegliato dall'urlo di Mrs. Dursley che apriva la porta di casa per mettere fuori le bottiglie del latte, né che le settimane successive le avrebbe trascorse a farsi riempire di spintoni e pizzicotti dal cugino Dudley... Non poteva sapere che in quello stesso istante, da un capo all'altro del paese, c'era gente che si riuniva in segreto e levava i calici per brindare "a Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto".
Questa gente non capirà mai Harry Potter. Lui diventerà famoso... leggendario!
Appoggiai il telefonino sulla scrivania e mi guardai intorno. Avevo voglia di gridare a squarciagola.
"Come! Non è il signor d'Artagnan?" Esclamò il commissario.
"Nemmeno per sogno!" Rispose Bonacieux
"come si chiama questo signore?"
"Non posso dirvelo. Non lo conosco"
"Come! Non lo conoscete?"
"No"
"non l'avete mai visto?"
"Si che l'ho visto, ma non so come si chiami".
"Il vostro nome?" Chiese il commissario ad Athos.
"Athos" rispose il moschettiere.
"Ma non è il nome di un uomo questo, è il nome di una montagna!" Esclamò il povero funzionario che cominciava a perder la testa.
"È il mio nome" disse tranquillamente Athos.
"Voi siete il signor d'Artagnan".
"Io?"
"Si, voi"
"non è esatto. Hanno detto a me: Voi siete il signor d'Artagnan. Io ho risposto:" Credete? ". Le guardie hanno strillato che ne erano certe e io non ho voluto contrariarle. D'altronde avrei potuto ingannarmi".
Perdere la speranza di poter rivedere Sirius e parlare ancora con lui fu come perderlo di nuovo. A passi lenti, oppresso dal dolore, riattraversò il castello deserto chiedendosi se si sarebbe mai sentito di nuovo felice.
"'Giorno Beth".
"E cosa ci sarebbe di buono?"
Jessica si girò verso la sorella minore, che teneva in mano una fetta di pane integrale.
"Veramente non ho detto "buongiorno", Beth. Soltanto "'Giorno". Quindi non ti devo spiegare cosa c'è di buono."
Beth alzò lo sguardo e fissò Jessica con gli occhi socchiusi. Il suo piccolo cervello fremeva in cerca di una risposta mentre beveva il suo succo d'arancia. "Non ti ho detto che hai detto che era buono. Ti ho solo fatto una semplice domanda".
"Così non vale. Papà, dì a Beth che non vale".
"Ragazze"..., mormorò lui in tono di astratta minaccia, senza prendersi il disturbo di alzare gli occhi dal giornale.
"Non può aiutarti, Jess. Non ascolta veramente quello che diciamo", spiegò Beth. "Reagisce solo al nostro tono di voce. Un po' come fanno i cani".
Non sono io l'arma, allora, pensò. Il cuore gli si riempì di gioia e sollievo, e gli venne voglia di unirsi a Sirius che, passando davanti alla loro porta per andare dall'Ippogrifo, cantava a squarciagola: "tu scendi dalle stelle, o fierobe-e-ecco".
"Quel temporale", riprese Ollie a voce bassa e uguale. "Forse ha rotto qualcosa, ha liberato qualcosa lassù. Forse c'è stato un incidente. Potevano star trafficando con qualsiasi cosa. Qualcuno sostiene che stavano lavorando su laser e maser ad alta intensità. Ho sentito parlare di energia di fusione. E supponiamo... supponiamo che abbiano fatto un buco dritto in un'altra dimensione?"
"Ma è un'idiozia", esclamai.
"Anche loro?", chiese Ollie indicando i due corpi.