Scritta da: Staff PensieriParole
Quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica.
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Quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica.
L'articolo singolare maschile "il" è il grafico cumulativo subcosciente di chi crede di amare, con sovrapposto il segno di quanti effettivamente amano, e il segno di quanti vorrebbero essere amati.
Le parole parlano sempre, e se o quando non dialogano a vicenda, monologano con se stesse facendosi domande senz'alcuna risposta.
Le cose futili servono agli inutili per farne degli utili.
La maschera della conoscenza nasconde il volto della realtà.
Non c'è una risposta a tutto, ma per tutto esiste una domanda.
La profondità è nascosta alla superficie quando si sceglie di vivere sospesi o a pelo d'acqua della propria esistenza.
Spesso è l'inutile che rende visibile l'utile, quindi non è inutile.
La vita è un processo cannibalico circolare, nel quale non smettiamo mai di divorare noi stessi, di digerirci, e a volte fare indigestione e vomitarci. Come dire: mangiamo sempre al nostro stesso ristorante.
Spesso si chiede con una certa inquietudine: "esiste qualcosa di stabile nella vita? È possibile che tutto si trasformi, che tutto cambi e niente permanga?" Ora, se in noi non ci fosse nulla di stabile; se tutto ma davvero tutto fosse transitorio e non permanente, come potremmo osservare il divenire e lo stesso accadere degli eventi, dei sentimenti, e di tutte le cose? Come potremmo percepire il cambiamento, anche se questo fosse solo un'illusione effimera? Quando eraclito enuncia il suo celeberrimo "pánta rêi", può fare questa osservazione solo a partire da un centro percettivo relativamente stabile, altrimenti scorrerebbe insieme alle cose che vede dissolversi e cambiare: e tutto, ma davvero tutto, sarebbe immobile, al punto tale che non si potrebbe più parlare neppure di "immobilità". Poiché tutto sarebbe eterno e mai divenuto, mai avvenuto, mai trapassato. Il fiume scorre perché io sono seduto sulla sua sponda. Il nostro compito essenziale di fronte al divenire di ogni cosa, all'abbandonarci di ogni certezza, allora, è quello di ritrovare in noi stessi questo centro immutabile.