Esseri umani come noi


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...per qualcosa, forse dalle impronte di fango che gli stivali dei tedeschi stavano lasciando sulle scale appena pulite, perché non mi risposero. Fu un attimo. Scavalcarono e si lanciarono dal terrazzo tutti insieme. Avevano provato a volare per non essere presi ed erano... erano tutti morti. Restai con gli occhi chiusi fino alla piazza, la pancia mi faceva male. Sì, però, ogni tanto guardavo la strada, altrimenti sarei caduta. Passando sbirciai tante persone a terra che dormivano, in mezzo a quel sangue e quelle urla... e allora i soldati tedeschi sparavano colpi alle teste per paura che si svegliassero, che scappassero. Non capivo, c'era troppa confusione. Troppa gente, troppe voci. Sentivo che stavo diventando grande. Non sorridevo più, non mi importava del mio nuovo cappotto rosso, volevo solo ritrovare la mamma.
Mi fecero fermare sulla piazza, in mezzo a tanti uomini e donne. Non li conoscevo tutti. Le urla dei soldati, le parole così dure e scortesi che continuavano a lanciare, mi davano fastidio e non volevo più ascoltarle. Mi tappai le orecchie con le mani e cominciai con gli occhi a cercare mamma. Non la vedevo, non era lì, forse era in giro a cercarmi. Mi avrebbe sgridato?
Improvvisamente vidi ... [segue »]
Composto martedì 27 gennaio 2015

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