Esseri umani come noi


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...e fissava l'acqua.
- Stai contando le gocce, David?
- Ciao, Roma. Sì, hai indovinato, le sto contando. Sento che non avrò tempo per rivederle, e mi va così.
- Ci chiuderanno ancora l'acqua?
Ebbe un piccolo scatto di meraviglia, poi sorrise.
- No! Non chiuderanno l'acqua oggi, Roma. Verranno a prenderci e ci porteranno via.
- Che t'inventi?
- Fidati. Non vedi? – si voltò in direzione del muro – Lo sanno tutti.
- e dove andiamo?
- Non lo so, ma non credo lontano.
- Meno male, David, almeno potremo tornare presto a casa.
- Sì, torneremo presto. Forse torneremo presto.
Lo lasciai a fissare le sue gocce. Non riuscivo a capire cosa avesse, ma non m'importava in quel momento, prima di tornare a casa dovevo trovare qualcuno che si accorgesse del mio cappotto nuovo.
Camminai a lungo, con le mani in tasca e lo sguardo teso all'altezza dei grandi. Ero quasi arrivata al negozio di stoffe, all'ingresso del ghetto. Vidi un camion grandissimo sfondare il cancello ed entrare. Altri camion e camionette lo seguivano. Erano zeppi di soldati tedeschi. Mi bloccai e abbassai lo sguardo. Papà lo diceva sempre:
- Non guardare mai negli occhi i soldati tedeschi, Roma.
- Perché? – ... [segue »]
Composto martedì 27 gennaio 2015

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