Scritto da: Mariella Buscemi

Come un nodo


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...opere d'arte. E ti ricordo a lavoro negli uliveti e nelle vigne. E ti ricordo scorrere il rosario e recitare le litanie in simil-latino. E quando ti ho fatto indossare i Ray-ban e t'ho scattato la foto col cellulare? Io che t'ho visto con i capelli neri, grigi e bianchi e poi, infine, alla fine, un po' sparsi per il letto, perché chi ci passa molto tempo a letto è così che va a finire. Io ne sono sicura! Te ne sei andata quando hai capito che il tuo lavoro con me fosse finito. Non te ne saresti andata mai prima, hai aspettato ed hai combattuto per "allungarti". Ma io non mi sento pronta neppure adesso, pronta di che? E ti ho fatto una promessa in quel letto d'ospedale, in uno sprazzo di inaspettata lucidità, quando mi hai detto che mi hai voluto bene più della tua vita; sto mantenendo la promessa: me ne sto prendendo cura come hai fatto tu, come fosse un bambino di pochi mesi... pensare che ha quasi novant'anni! E ciò che, però, pur nella bellezza di queste immagini che ho stampate in mente, mi fa davvero tanta paura, è vedere tutti voi, come foste sagome di cartone con una sorta di mirino sul petto, colpiti uno ad uno da pallottole sparate da un killer seriale che sta sempre su un tetto troppo alto per poter essere avvistato in tempo. Io che se ho imparato a stare a questo mondo, lo devo, soprattutto, a te.

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