Scritto da: Stefano Napolitano

Un addio infinito


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Mi risvegliai sul bagnasciuga, stringendo nei pugni centinaia granelli di sabbia, che giurerei mi avessero penetrato pelle e carne per quanto li stringessi forte. Ero stordito, confuso come se avessi avuto un incidente frontale con un camion. Non sapevo neanche come fossi arrivato li, l'ultimo mio ricordo risaliva a me nel mio letto, a sperare che quella sbornia, l'ennesima, venisse smaltita nel minor tempo possibile. Mi arrampicai verso la strada, conoscevo bene quel posto, ero lontano alcuni chilometri dalla mia casa, ancora non capivo cosa fosse successo. Trovai un passaggio per tornare da me, in preda alle domande e alla paura che montavano in me senza sosta in un escalation continua. Una volta giunto a destinazione trovai subito alcune incongruenze, innanzitutto la porta della mia abitazione era quella vecchia, quella che era stata sostituita almeno un anno e mezzo fa. Era ritornata non so come al suo posto, come se avesse deciso di spodestare la sua erede. Corsi dentro, all'interno era cambiato poco o nulla, ma la mia sensazione di disagio era ancora molto elevata. Decisi di provare a tranquillizzarmi, accesi una sigaretta e mi preparai un buon caffè che mi avrebbe aiutato a schiarirmi le idee. Mi sedetti al ... [segue »]
Composto lunedì 6 febbraio 2017

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