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I gradini da salire sono trentasei, di pietra, e il vecchio li sale lento, con circospezione, quasi li raccogliesse uno ad uno per spingerli al primo piano: lui pastore, loro animali miti. Modesto è il suo nome. Serve in quella casa da cinquantanove anni, ne è dunque il sacerdote. Giunto all'ultimo gradino si ferma davanti al largo corridoio che si allunga senza sorprese al suo sguardo: a destra le stanze chiuse dei Signori, cinque; a sinistra sette finestre, spente da scuri di legno laccato. È l'alba, appena. Si ferma, il vecchio, perché ha una sua numerazione da aggiornare.
Registra le mattine che ha inaugurato in quella casa, sempre nello stesso modo. Dunque aggiunge un'unità che si perde oltre le migliaia. Il conto è vertiginoso, ma lui non ne è turbato: l'officiare da sempre lo stesso rito mattutino gli sembra coerente con il suo mestiere, rispettoso delle sue inclinazioni e tipico del suo destino.

Dopo essersi passato il palmo delle mani sul tessuto stirato dei pantaloni - sui fianchi, all'altezza delle cosce - porta la testa avanti di un nulla e rimette in movimento i suoi passi. Ignora le porte dei Signori, ma giunto alla prima finestra, sulla sinistra, si ferma ... [segue »]

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