Scritto da: Maurizio Ferrante

Malika


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...la paura mi strinsero la gola e assalirono come una marea la mia mente. Arretrai facendomi spazio tra le due ante dell'entrata per uscire subito dalla cripta.
Le due donne mi seguivano strisciando come serpenti, e quando furono fuori della cripta, continuarono a strisciare e a rotolarsi nel terreno fangoso.
Si avvolsero della terra e dei vermi, il biancore del loro corpo fu infangato di neri. Divennero nere, nere come Malika.
Finita questa loro metamorfosi, si alzarono dal fango. Ora i loro corpi nudi erano lisci come pietra nera. Statue di basalto.
A quel punto, ebbi consapevolezza che non avevo via di fuga. Quelle donne nere si erano materializzate dai sogni di tutte le donne defunte in giovane età nel cimitero abbandonato. Le loro coscienze si erano amalgamate in un tutt'uno nell'escrescenza biancastra che usciva dalla terra, dalla pietra delle tombe. Una coscienza che non voleva perire.
Provai a scostarmi dalle loro mani che si allungavano verso di me, e sarei riuscito a fuggire, se il cancelletto non fosse stato bloccato da Malika.

"Ehi! Allora, questo euro!"
La mia mano era sospesa sopra la mano di una nera. Stavo a s. Lorenzo, dalle parti del Verano.
La nera mi sorrise, ma non le chiesi il nome. Mi allontanai velocemente.
Alle mie spalle la voce sussurrante della nera diceva: "La morte ha un nome..."
Malika.
Composto giovedì 29 maggio 2014

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