Scritto da: Maurizio Ferrante

Malika


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Di fronte al bar c'era quella nera che chiedeva l'elemosina. Era seduta su di una pietra al bordo del marciapiede, la donna ci aveva steso un giornale sopra come se temesse di sporcarsi. Ma poi cosa, i suoi vestiti già sporchi?
La nera aveva la testa china, e da sotto il lungo cappotto, di quelli impermeabilizzati ed imbottiti, che doveva aver recuperato dal fondo di un cassonetto o ricevuto in chiesa dagli abiti per i poveri, si delineava il fisico esile.
Aveva appena smesso di piovere e le mie scarpe schiacciavano il selciato schizzando d'intorno piccole goccioline.
Le passai di fronte e mi arrivò la voce della nera, un sussurro: "Un aiuto..."
Mi voltai solo per un riflesso, ma fui piacevolmente colpito dalle belle labbra che avevano pronunciato quella richiesta d'aiuto. Erano carnose, dure, intagliate nel legno, e il volto non era solo bello, nascondeva una certa crudeltà appena intravista nella piega delle labbra, nel fondo degli occhi.
Quella donna nera mi apparve come una divinità arcaica, i tratti induriti dal vento del deserto. Aveva la carne degli dei, e la immaginai ai confini del deserto, eretta come una statua nel limite di sabbia e luce, avvolta da una veste nera,... [segue »]
Composto giovedì 29 maggio 2014

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