Scritto da: Giuseppe LONATRO

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...fatto a tappe, ad intervalli, ed ogni volta sempre la stessa voce a destarlo di soprassalto: "papà! Papà! Dove sei?...". Giuggiù peggiorava di giorno in giorno e il crepuscolo di ogni giornata era come un tunnel che era costretto a dover percorrere, ogni giorno, sempre lo stesso! Quando scendeva la sera e Giuggiù digeriva la sua poca cena – ormai mangiava così poco – si addormentava, alle volte anche sulla sedia, lì, a capo tavola, perché per Marcello quello era sempre suo padre anche se non lo riconosceva più, era sempre suo padre anche in quel dolore che di giorno in giorno si faceva sempre più grande, sempre più insopportabile. Marcello non possedeva matite colorate, non poteva ridisegnare la figura di quel padre, tra loro c'era solo un gran silenzio fatto solo di urla.
Marcello al nosocomio chiese l'intervento di un psichiatra, dopo che i medici gli avevano detto che il padre non aveva nulla, era solo una crisi causata dalla malattia, e per tanto poteva andare a casa con i suoi piedi, ma Giuggiù non camminava più. Marcello era sfinito, la sua famiglia era abbastanza provata, voleva solo un po' di tempo per riordinare la sua vita e ... [segue »]
Composto mercoledì 30 novembre 2005

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    Scritto da: Giuseppe LONATRO
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    A mio padre.

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