Or son molti e molti anni che in un regno in riva al mare viveva una fanciulla che col nome chiamerete di Annabel Lee: e viveva questa fanciulla con non altro pensiero che d'amarmi e d'essere amata da me. Io ero un bimbo e lei una bimba, in questo regno in riva al mare; ma ci amavamo d'un amore ch'era più che amore- io e la mia Annabel Lee – d'un amore che gli alati serafini in cielo invidiavano a lei ed a me. E fu per questo che –oh, molto tempo fa- in questo regno in riva al mare un vento soffiò da una nube, raggelando la mia bella Annabel Lee; così che vennero i suoi nobili parenti e la portarono da me lontano per rinchiuderla in un sepolcro in questo regno in riva al mare. Gli angeli, non così felici in cielo come noi, a lei e a me portarono invidia – oh sì! E fu per questo ( e tutti ben lo sanno in questo regno in riva al mare) che quel vento irruppe una notte dalla nube raggelando e uccidendo la mia bella Annabel Lee. Ma molto era più forte il nostro amore che l'amor d'altri di noi più grandi- che l'amor d'altri di noi più savi- e né gli angeli lassù nel cielo né i demoni dentro il profondo mare mai potran separare la mia anima dall'anima della bella Annabel Lee: - giacché mai raggia la luna che non mi porti sogni della bella Annabel Lee; e mai stella si leva ch'io non senta i fulgenti occhi della bella Annabel Lee: - e così, nelle notti, al fianco io giaccio del mio amore – mio amore – mia vita e mia sposa, nel suo sepolcro lì in riva al mare, nella sua tomba in riva al risonante mare.
Al mattino, al meriggio, al fosco crepuscolo - tu hai udito il mio inno, Maria! In affanno e letizia - nel bene e nel male - tu, madre di Dio, ancora rimani con me! Quando più liete per me scorrevan le Ore, e non una nuvola oscurava il mio cielo, la tua grazia trepida guidava a te l'anima mia perché non si smarrisse; e ora che il Destino per me più addensa le sue tempeste e in me confonde presente e passato, fa' che almeno risplenda il futuro e per me irraggi dolce speranza di te!
O bella isola, che dal più bel fiore prendi il tuo nome, fra tutti il più gentile! Quante memorie di raggianti ore da te si ridestano al tuo solo apparire! E parvenze di quale perduta felicità! E pensieri di quali speranze sepolte! E visioni di una fanciulla, sui tuoi verdi pendii, che non è più, che non è più! Non più! Ahimè, quel magico e triste suono che tutto trasmuta! Non più loderò i tuoi incanti, non più il ricordo di te! Un esecrato suolo d'ora in avanti riterrò il tuo lido fiorito, o isola giacintea! O purpurea Zante! Isola d'oro! Fior di Levante!
Elena, la tua bellezza è per me come quei navigli nicei d'un tempo che, mollemente, sull'odorato mare riportavano il pellegrino stanco d'errare alla sua sponda natia.
Da tempo avezzo a disperati mari, la tua chioma di giacinto, il tuo classico volto, la tua grazia di Naiade riportano me anche in patria, a quella gloria che fu la Grecia, a quella maestà che fu Roma.
Là, nel rilucente vano della finestra, come statua eretta io ti vedo, con in mano la tua lampada d'agata! Ah, Psyche, qui venuta dalle regioni che son Terra Santa.
Elizabet - a me par giusto sommamente (logica e comun senso così ordinando) che nel tuo libro per primo si scriva il tuo nome, checché ne pensino Zenone ed altri saggi; ed io ho poi altri motivi per così fare, oltre al mio innato gusto per la contraddizione: ciascun poeta - se poeta - nel suo tener dietro alle vaganti Muse, per i recessi del Vero e del Finto, ha ben poco studiato la sua parte, letto quasi nulla, scritto ancora meno - è, in breve, uno sciocco senz'anima, senza sensi e senza l'arte, se mostra di ignorare una norma così importante, perfino adoperata nei compiti scolastici - che si chiama - il nome greco non ricordo (ma quale sia, il senso suo non muta): Sempre scriver prima quel che nel cuore hai più in alto.
O mia amata, fra i dolenti affanni così folti sul mio terrestre sentiero - triste, ahimè! - dove mai non cresce un fiore, mai alcuna rosa solitaria - trova sollievi almeno l'anima mia in molti sogni di te: e conosce allora un Eden di blando riposo.
Così, dal ricordo di te si distilla in me un'isola d'incanto, lontana, in mezzo a un tumultuante mare - fremente oceano e immenso, esposto ad ogni tempesta - nel mentre che, intanto, i più sereni cieli, continuamente, solo sorridono su quell'isola fulgente.
Eri per me quel tutto, amore, per cui si struggeva la mia anima - una verde isola nel mare, amore, una fonte limpida, un'ara di magici frutti e fiori adornata: e tutti erano miei quei fiori.
Ah, sogno splendido e breve! Stellata speranza, appena apparsa e subito sopraffatta! Una voce del Futuro mi grida "Avanti, avanti! " - ma è sul Passato (oscuro gugite! ) che la mia anima aleggia tacita, immobile, sgomenta! Perché mai più, oh, mai più per me risplenderà quella luce di Vita! Mai più - mai più - mai più - (è quel che il mare ripete alle sabbie del lido) - mai più rifiorirà un albero percosso dal fulmine, nè potrà più elevarsi un'aquila ferita.
Vivo, trasognato, giorni estatici, e tutte le mie notturne visioni mi riportano ai tuoi grigi occhi di luce, a là dove tu stessa ti porti e risplendi, oh, in quali eteree danze, lungo rivi che scorrono perenni.
Pioggia di guerra sulle teste dei soldati Nel baratro di una guerra da cani Pelle segnata e ferita Sguardi in fuga oltre ogni frastuono
Pioggia di guerra sulle teste dei bambini Con il peso dell'odio negli occhi Giochi di guerra fuori nei cortili Ronzio di mosche su orecchie sorde e bocche di fame
Pioggia di guerra su corpi nudi di donne Violenza carnale senza passione Urlo di paura sibilo di proiettile Al di là della linea di confine.
Pioggia di guerra sulle case di periferie Bruciate in attimi di lucido bang umano Bomba odio senza avviso E distruzione intorno alla fattoria di Bradin
Pioggia di guerra Sul cortile della stazione Treni in fiamme sui ponti di ferro Crateri e buche nelle strade deserte Acqua veleno da Pristina a Novi Sad
Pioggia di guerra Bagnati di odio Avanzano eserciti fantasma Senza un nemico da scovare Senza bersagli da colpire Senza fiori da regalare
Pioggia di guerra sui carri che vagano nei campi In file interminabili di speranza e fatica Oltre ogni muro di indifferenza La sera sugli altipiani tende e stracci Chiazze di dolore perse in un lembo di terra ferita
Pioggia di guerra Su questa terra di nessuno tra una parte e l'altra del mare Terra contesa col sangue di corpi in pace C'è pioggia negli sguardi stanchi e tristi con ancora un pezzo di vita da buttare
pioggia di piombo pioggia di fuoco pioggia di odio pioggia di nulla
bagnati da una pioggia assassina senza più vita da vivere sono uomini e donne