Poesie inserite da Silvana Stremiz

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Scritta da: Silvana Stremiz

Tu verrai comunque

Tu verrai comunque
perché dunque non ora?
Ti attendo
sono sfinita
Ho spento il lume e aperto l'uscio
a te, così semplice e prodigiosa.
Prendi per questo l'aspetto che più ti aggrada
irrompi come una palla avvelenata
o insinuati furtiva come un freddo bandito
o intossicami col delirio del tifo
o con una storiella da te inventata
e nota a tutti fino alla nausea
che io veda la punta di un berretto turchino
e il capopalazzo pallido di paura.
Ora per me tutto è uguale
turbina lo Enisej
risplende la stella polare
e annebbia un ultimo terrore
l'azzurro bagliore di occhi addolorati.
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    Scritta da: Silvana Stremiz

    Non è il tuo amore che domando

    Non è il tuo amore che domando.
    Si trova adesso in un luogo conveniente.
    Stanne pur certo, lettere gelose
    non scriverò alla tua fidanzata.
    Però accetta dei saggi consigli:
    dalle da leggere i mie versi,
    dalle da custodire i miei ritratti,
    sono così cortesi i fidanzati!
    E conta più per queste scioccherelle
    assaporare a fondo una vittoria
    che luminose parole di amicizia,
    e il ricordo dei primi, dolci giorni...
    Ma allorché con la diletta amica
    avrai vissuto spiccioli di gioia
    e all'anima già sazia d'improvviso
    tutto parrà un peso,
    non accostarti alla mia notte trionfale.
    Non ti conosco.
    E in cosa potrei esserti d'aiuto?
    Dalla felicità io non guarisco.
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      Scritta da: Silvana Stremiz

      Dedica

      Davanti a questa pena s'incurvano i monti,
      Non scorre il grande fiume,
      Ma tenaci sono i chiavistelli del carcere,
      E dietro ad essi le "tane dell'ergastolo"
      E una mortale angoscia.
      Per chi spiri il vento fresco,
      Per chi sia delizia il tramonto,
      Noi non sappiamo, siamo ovunque le stesse,
      Sentiamo solo l'odioso strider delle chiavi
      E i passi pesanti dei soldati.
      Ci si alzava come a una messa mattutina,
      Si andava per la capitale abbandonata,
      Là ci s'incontrava, più inanimate dei morti,
      Il sole più in basso e più nebbiosa la Neva,
      Ma la speranza canta sempre di lontano.
      La condanna. E subito sgorgano le lagrime,
      Ormai divisa da tutti,
      Come se con dolore la vita dal cuore le strappassero.
      Come se con rozzezza la rovesciassero indietro,
      Ma cammina. Barcolla. Sola.
      Dove sono ora le amiche occasionali
      Di quei miei due anni maledetti?
      Che appare loro nella bufera siberiana,
      Che balugina nel disco lunare?
      A loro invio il mio saluto d'addio.
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        Scritta da: Silvana Stremiz

        Il Vampiro

        Tu che t'insinuasti come una lama
        Nel mio cuore gemente; tu che forte
        Come un branco di demoni venisti
        A fare folle e ornata, del mio spirito
        Umiliato il tuo letto e il regno-infame
        A cui, come il forzato alla catena,
        Sono legato: come alla bottiglia
        L'ubriacone; come alla carogna
        I vermi; come al gioco l'ostinato
        Giocatore - che sia maledetta.
        Ho chiesto alla fulminea spada, allora,
        Di conquistare la mia libertà;
        Ed il veleno perfido ho pregato
        Di soccorrer me vile. Ahimè, la spada
        Ed il veleno, pieni di disprezzo,
        M'han detto: "Non sei degno che alla tua
        Schiavitù maledetta ti si tolga,
        Imbecille! - una volta liberato
        Dal suo dominio, per i nostri sforzi,
        tu faresti rivivere il cadaver
        del tuo vampiro, con i baci tuoi!"
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          Scritta da: Silvana Stremiz

          Spleen

          Pluvioso, irritato contro l'intera città, versa dalla sua urna
          a grandi zaffate un freddo tenebroso sui pallidi abitanti
          dei vicino camposanto,
          rovesciando, sui quartieri brumosi, la morte.

          Il mio gatto, alla cerca d'un giaciglio sul pavimento agita
          incessantemente il suo corpo magro e rognoso; l'anima
          d"un vecchio poeta erra nella grondaia con la voce triste
          d'un fantasma infreddolito.

          La campana che si lagna e il tizzo che fa fumo accompagnano
          in falsetto la pentola raffreddata; intanto in un
          mazzo di carte dall'odore nauseante,

          lascito fatale d'una vecchia idropica il bel fante di cuori
          e la regina di picche chiacchierano sinistramente dei loro amori defunti.
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            Scritta da: Silvana Stremiz

            Armonia della Sera

            Ecco venire il tempo che vibrando sullo stelo ogni fiore
            svapora come un incensiere; i suoni e i profumi volteggiano
            nell'aria della sera; valzer malinconico e languida vertigine.

            Ogni fiore svapora come un incensiere; il violino freme
            come un cuore straziato; valzer malinconico, languida
            vertigine! Il cielo è triste e bello come un grande altare.

            Il violino freme come un cuore straziato, un cuore tenero
            che odia il nulla vasto e nero! Il cielo è triste e bello come
            un grande altare; il sole annega nel suo sangue che si raggruma.

            Un cuore tenero che odia il nulla vasto e nero raccoglie
            ogni vestigio del luminoso passato! Il sole s'è annegato
            nel suo sangue che si raggruma, il tuo ricordo in me riluce
            come un ostensorio.
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              Scritta da: Silvana Stremiz

              Il Sole

              Lungo il vecchio sobborgo, ove le persiane pendono dalle
              catapecchie rifugio di segrete lussurie, quando il sole
              crudele batte a raggi raddoppiati sulla città e i campi, sui
              tetti e le messi, io mi esercito tutto solo alla mia fantastica scherma, annusando dovunque gli imprevisti della rima,
              inciampando nelle parole come nel selciato, urtando
              qualche volta in versi a lungo sognati.

              Questo padre fecondo, nemico di clorosi, sveglia nei campi
              i vermi e le rose, fa svaporare gli affanni verso il cielo,
              immagazzina miele nei cervelli e negli alveari. È lui a
              ringiovanire coloro che vanno con le grucce e a renderli
              allegri, dolci come fanciulli, lui a ordinare alle messi di
              crescere e maturare entro il cuore immortale che vuol
              sempre fiorire.

              Quando, simile a un poeta, scende nelle città, nobilita le
              cose più vili e s'introduce da re senza rumore, senza paggi,
              entro tutti gli ospedali e tutti i palazzi.
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                Scritta da: Silvana Stremiz

                Tristezza della Luna.

                Questa sera la luna sogna più languidamente; come una
                bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera
                prima d'addormirsi carezza il contorno dei seni,
                e sul dorso lucido di molli valanghe morente, si abbandona
                a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni
                bianche che salgono nell'azzurro come fiori in boccio.

                Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere su questa
                terra una lagrima furtiva, un pio poeta, odiatore del sonno,

                accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
                dai riflessi iridati come un frammento d'opale, e la nasconde
                nel suo cuore agli sguardi del sole.
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                  Scritta da: Silvana Stremiz

                  Il Vino degli Amanti

                  Oggi lo spazio è splendido! Senza morsi né speroni o briglie,
                  via, sul vino, a cavallo verso un cielo divino e incantato!

                  Come due angeli che tortura un rovello implacabile oh,
                  nel cristallo azzurro del mattino, seguire il lontano meriggio!

                  Mollemente cullati sull'ala del turbine cerebrale, in un
                  delirio parallelo,

                  sorella, nuotando affiancati, fuggire senza riposi né tregue
                  verso il paradiso dei miei sogni.
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                    Scritta da: Silvana Stremiz

                    Voglia del nulla

                    Triste mio spirito, un tempo innamorato della lotta, la
                    Speranza il cui sperone attizzava i tuoi ardori, non vuole
                    più cavalcarti! Giaciti dunque senza pudore, vecchio cavallo
                    il cui zoccolo incespica a ogni ostacolo.

                    Rassegnati, cuor mio: dormi il tuo sonno di bruto!

                    Spirito vinto e stremato! Per te, vecchio predone, l'amore
                    ha perduto il suo gusto, e l'ha perduto la disputa; addio,
                    canti di ottoni e sospiri di flauto! Piaceri, desistete dal
                    tentare un cuore cupo e corrucciato!

                    L'adorabile Primavera ha perduto il suo profumo.

                    Il Tempo m'inghiotte minuto per minuto come fa la neve
                    immensa d'un corpo irrigidito io contemplo dall'alto
                    il globo in tutta la sua circonferenza e non vi cerco più
                    l'asilo d'una capanna.

                    Valanga, vuoi tu portarmi via nella tua caduta?
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