Poesie inserite da Iris Vignola

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Scritta da: Iris Vignola

Vivo per te

Vivo per te,
anelo quei sorrisi che mi san scaldar il cuore,
nell'annientare il freddo che s'era radicato,
annichilito dall'irruenza del tuo ardore.
Apoteosi dell'amore.
Bramo quelle braccia che mi sanno circondare,
attirandomi a sé, in un abbraccio che ha valor d'eterno,
sensoriale unanime attrazione d'un legame sempiterno,
divino, nel protrarsi al cosmo.
Adoro gli tuoi occhi ch'emanan quel tuo ceruleo sguardo,
che m'ha baciato, ancor prima delle labbra,
nel primo incontro, che m'hai ho dimenticato,
che viver rivorrei, all'infinito.
Amo l'innata poesia che vive in te, suo amato baluardo,
nei versi in cui rinasco, nella fervente mente tua,
divina dea o appassionata donna,
ma sempre e solo tua, nell'anima e nel corpo.
Mi prende, il tuo pensier, quando tu sei lontano,
aspetto il tuo ritorno, terra arida ch'aspetta la sua acqua,
m'abbevero di te.
Sinonimo di vita, il nome tuo,
rifletto in te il mio futuro ignoto, che pur m'appare vivido,
vicino a te. di cui io vivo.
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    Scritta da: Iris Vignola

    Bensì sia il Dio del nulla e di nessuno

    Gretto, il disprezzo del rispetto,
    atto all'altrui diritto ad esternar semplici versi,
    libera è la mano, di scrivere parole dettate, propriamente,
    dall'anima, seppur la mente s'appresti a farle sue.
    Sacro, nella sacralità del sentimento,
    quel che l'amore adduce.
    Indegno l'uomo, che venga sì chiamato,
    che s'erge a giudice,
    dalla fittizia cattedra del suo misero ignorare,
    ad onorarsi del potere di decidere,
    scindendo ciò che vale o che non vale.
    Misero, sconosciuto al mio pensiero,
    di volto privo,
    seppur non d'arrogante presunzione,
    tronfio di sé,
    in quella presunzione d'osservator saccente,
    carente nel pensiero e nello spirito.
    Il nulla, abita in te,
    ciononostante, senza ritegno,
    vuoi imporre il tuo pensiero,
    come fossi tu un dio,
    bensì sia il Dio del nulla e di nessuno.
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      Scritta da: Iris Vignola

      Ti voglio

      Ti voglio per gli occhi tuoi, color turchino,
      grandi come quelli di un bambino,
      che scrutarmi sento dentro, in questo flebile mattino.
      Ti voglio perché adoro la tua voce,
      che mi emoziona e dissolve la mia pace,
      carpendo l'anima, come un affascinante rapace.
      Ti voglio perché, di te, ho scoperto il meglio,
      ciò che è nascosto nel corpo tuo all'interno,
      che, su di me, hai riversato
      finito nel profondo, dove l'anima hai toccato.
      Ti voglio per essere baciata dalle labbra tue, bramate
      da cui fuoriescono dolci parole, d'amore assetate
      che mi travolgono, penetrandomi la mente
      e, innanzitutto, il cuore, mai sazio e insofferente.
      Ti voglio per unirmi a te, in una totale fusione
      per sublimarci d'emozione e d'impaziente passione,
      in un crescendo ritmico fervente,
      fatto di sesso e d'amore sconvolgente.
      Ti voglio poiché sento che, in te, mi sto elevando
      in un presente che, del senso, era sottratto
      e che, di te, quale ragione di vita, s'è empito,
      affinché osteggiare triste e malevolo destino.
      E, per questo, amandoti, ti sussurrerò piano
      amore mio, ti amo.
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        Scritta da: Iris Vignola

        Vieni con me

        Dell'onda, infrangente il caldo arenile,
        carezzevole sussurro, giunge a me,
        immerso nella tua seducente voce
        che, sotto spoglia di aitante rapace,
        l'ha fatto suo,
        al fine di condurre, d'amore,
        diafane parole
        che, l'anima mia, lusingano,
        passando per il cuore.
        "Vieni con me, mio dolce amore.
        Ti prenderò la mano,
        acciocché portarti lontano,
        esplorando nuovi mondi,
        fra immense stelle e buchi neri,
        dentro cui inoltrarci,
        per scoprirne l'eterno ignoto.
        Vieni con me, mio dolce amore.
        Dammi la mano,
        qui, sola, non ti lascio,
        in questo triste mondo sciagurato;
        dagli Angeli, mi farò donare
        eteree ali, con cui poter volare
        o ribelle unicorno scoverò
        e saprò domare
        per condurti con me, anima mia,
        verso l'azzurro cielo e ancor più su,
        tra lucente energia dell'infinito divino,
        in cui ci perderemo,
        ma tu sarai per sempre mia".
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          Scritta da: Iris Vignola

          Tempesta

          La tempesta sta arrivando,
          violenta,
          devastando tutto,
          nella sua folle corsa.
          Sconvolge il cielo
          e, infida,
          infuria sul mare,
          destandolo dal suo riposo,
          gettando acqua
          su acqua,
          in questa notte
          appena nata
          e tranquilla.
          Il vento sibila,
          soffiando all'impazzata
          su di esso che,
          irato,
          si rivolta,
          sobillando
          e gonfiando
          le sue onde placide,
          coronandole di cresta,
          bianca e schiumosa,
          che va ad infrangersi
          sugli scogli,
          immobili
          e impettiti,
          come sentinelle sparse.
          Miriadi
          di particelle di salsedine
          si effondono nell'aria.
          L'odore del mare
          si fa più intenso.
          Spuma candida
          si riversa sulla battigia,
          ancora calda
          e la riempie,
          come grembo di donna,
          per poi ritirarsi,
          in un andirivieni
          armonicamente ritmato.
          Il mio spirito tormentato
          osserva,
          invidiando
          la fine sabbia
          che si lascia trascinare
          nel fondale buio.
          Oscuro come il mio pensiero.
          Lampi istantanei
          irradiano di luce,
          squarciando
          ogni tenebra,
          ogni ombra,
          fuorché
          tenebre e ombre
          che albergano dentro di me.
          Luce fredda,
          luce vana.
          Altra è la luce che agogno,
          che mi salverebbe.
          Boati fragorosi,
          come fuochi d'artificio,
          esplodono nella testa,
          rimbombando.
          La tempesta si allontana,
          improvvisa,
          così come è arrivata
          e il mare si calma,
          riprendendo
          il sonno interrotto.
          Il silenzio
          regna nella notte,
          tutt'intorno.
          Ma, nel mio cuore,
          c'è ancora tempesta.
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            Scritta da: Iris Vignola

            Triste il pensiero di chi l'ha fatto verbo

            Alberi sacri, sembran meditare,
            l'ombre li sovrastano.
            Immobili custodi della morte,
            respirano, dove il respiro s'è fermato,
            dove i sogni han preso il volo,
            per disgregarsi in cielo.
            S'è arrestato il tempo,
            tra sepolcri infioriti
            ed altri oramai dimenticati.
            In essi, rivive unicamente il ricordo di chi è stato.
            Non più s'ode voce, dai corpi distesi,
            palpebre han serrato gli occhi,
            la carne, putrefatta,
            divengon polvere l'ossa.
            Miseranda fine della spoglia,
            che s'avrebbe voluta infinita.
            Miserevolmente sconfitta,
            la materia, allo spirito, s'inchina.
            Incongruenza d'un viver mendace e fittizio,
            nel concepir la vita come vero.
            Triste il pensiero di chi l'ha fatto verbo,
            senza alcunché di dubbio,
            considerandolo sinonimo di fine eterna,
            nella certezza che non resti nulla
            e tutto, alfin, ridotto solo a cenere.
            Né anime immortali, né vite alternative
            e sempiterne.
            Bieca visione sconfortante, nel precluderci la speme,
            nel proclamar insignificante il senso d'esser vivi,
            confidando nel significato, a noi, velato.
            Nel mesto cimitero solitario,
            il vento smuove le fronde e s'aggira fra le tombe,
            sibilando piano, acciocché non spegner lumi accesi,
            con gran rispetto,
            dacché non ledere il silenzio
            cingente, in un abbraccio, quell'angolo di pace,
            in cui tutto tace, bensì alcun non possa udire.
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              Scritta da: Iris Vignola

              Se l'amore

              Se l'amore di una madre appar incondizionato,
              allor io t'amo,
              dai 40 anni che ci separan dal momento
              in cui ti misi al mondo.
              Se l'esistere d'un figlio è la cosa più importante,
              allor io t'amo,
              dai miei anni in fiore,
              avevo il frutto dell'amore, mia carne e mio sangue.
              Un piccolo fagotto... nulla e nessuno
              sarebbe riuscito, da me, a separarti.
              Nulla avrei, di più, immensamente amato.
              Bello, come radiosa aurora,
              folti capelli scuri,
              occhioni neri, grandi come fari
              e carnose e rosse labbra.
              Come un ossesso, urlavi per la fame
              ma, immediato, t'addormentavi,
              nel sugger dal mio seno.
              Il tuo vagito, deciso, squillava alto
              un canto per l'udito mio, all'inizio!
              Il primo bagno, ancora lo rimembro.
              E poi crescesti in fretta,
              la scuola, il primo amore, le tante marachelle.
              Conflittuale adolescenza, sfuggivi dalle mani.
              Eppur abbiam vissuto, tra gioie e tra dolori.
              Il viver quotidiano s'è palesato, talvolta, girone dell'inferno,
              seppur'altre, giulivo, com'angolo di paradiso.
              Ma, fra sprazzi di luci e d'ombre, abbiamo proceduto,
              lottato, sperato nel domani,
              infranto ostacoli ch'intendevano annientarci,
              consci della certezza d'una forza innata,
              donata a noi, che mai è andata persa.
              Mai s'è spezzato quel cordone ombelicale,
              sottile filo sapiente a superar distanze,
              senz'ombra d'incrinatura,
              che unisce madre e figlio, per la vita,
              come fosse ognor nel materno grembo.
              Forgiato da valori, nel divenir adulto,
              sei luce per chiunque ti stia accanto,
              chi ami t'imperson'amore eterno ed assoluto,
              sei ciò che avrei desiderato, se non t'avessi avuto.
              L'amore mio, per te, è pressoché infinito.
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                Scritta da: Iris Vignola

                Lacrime di cera

                Ad esalar s'appresta l'ultimo respiro,
                lume raggelato, da muto schiaffo d'un truce soffio d'aria,
                entrato di soppiatto, ch'ha osato spegnerlo,
                per poi, fugace alito, dissolversi nel nulla.
                Or ora non rischiara, dissipando l'ombre,
                ripresentatesi, di molto spaventose e ignote.
                Ad avvistar fantasmi, scruta, lo sguardo mio sagace.
                Lacrime di cera,
                ch'eran sgorgate, roventi, raffreddatesi scendendo,
                sono indurite, nel mentre s'adagiavano,
                nel sagomar il fondo del candelabro,
                m'ha assalito la penombra, all'improvviso.
                Mesta, la scrittura solitaria, ho abbandonato,
                giacché s'è fatto tardi.
                Mai mi son detto poeta, né scrittore,
                né tantomeno autore di prosa o di poemi,
                né di poesia o di sonetti brevi.
                M'arrangio a tesser storie d'altri tempi,
                dacché allettanti assai
                ché, dei moderni, non reggono al confronto,
                più fantasiose e affascinanti,
                intrise di maestà, di cavalieri e belle dame,
                nonché giullari estrosi, d'ilarità maestri,
                di serenate alle donzelle, brillanti menestrelli.
                Gl'occhi fatican nel restare aperti,
                scendon le palpebre, nel volerli cinger nell'abbraccio.
                Vacillanti dita s'apron, instabile, la penna cade, su lo scrittoio
                perendo alfin, disgiunta dalla mano, in tal mio libro,
                dov'appassiti crisantemi la copron, nel distendere lo stelo,
                quasi ad onorar transitoria, seppur morte fittizia e dolce.
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                  Scritta da: Iris Vignola

                  Incontro d'amore

                  Assalita d'emozione,
                  cercherò, fra tanti, gli occhi tuoi,
                  profonde pozze d'acqua cristallina,
                  tinte, del cielo azzurro, il colore,
                  dentro cui sprofonderò,
                  mentre mi parleranno al cuore
                  e, tra la folla, mi guideranno,
                  verso di te, amore,
                  intanto che, nel caotico rumore,
                  divenuto, per noi,
                  silenzio, all'improvviso,
                  percepirò il dolce suono,
                  della suadente voce.
                  Mi abbraccerai e ti abbraccerò,
                  mi bacerai e ti bacerò.
                  Aggrappata alla tua mano,
                  com'edera avvolgente,
                  ovunque vorrai, testè mi condurrai,
                  finanche in capo al mondo,
                  o nello spazio dell'etereo cosmo,
                  seppur ti seguirei, semplicemente,
                  sull'ignuda terra, col soffitto di stelle.
                  Mi amerai e ti amerò,
                  in me, ti perderai e in te, mi perderò.
                  Un solo corpo ed anima,
                  sublimati nell'incontro d'amore,
                  io e te, perdutamente,
                  diverremo in quel magico istante,
                  bensì, se il ciel vorrà,
                  fors'anche eternamente.
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                    Scritta da: Iris Vignola

                    Portami a ballare

                    Portami a ballare,
                    stringimi a te, amore.
                    Sarai per me amico,
                    amante e dolce sposo,
                    se non davanti a Dio,
                    di certo, nel mio cuore.
                    Accettami così,
                    senza volermi cambiare,
                    com'io farò con te,
                    per meglio, l'io tuo, rispettare.
                    Portami a ballare
                    e balla insieme a me,
                    stringendo la mia mano,
                    tra un bacio e l'altro,
                    sussurrandomi "Ti amo".
                    Scordiamo le paure,
                    che salgono da dentro,
                    lasciamo entrare luce,
                    ad arrecarci pace.
                    Portami a ballare
                    e stringimi a te, amore.
                    Nella gremita sala,
                    soltanto noi, ci troveremo,
                    poiché ci escluderemo,
                    da ciò che ruota intorno,
                    in questo pazzo mondo.
                    Armiamo il nostro spirito
                    di stima e di fiducia,
                    consapevoli che nulla
                    disgregherà l'amore
                    che sta nascendo, vivo,
                    esondando dal cuore.
                    Portami a ballare
                    e balla insieme a me.
                    Tra suoni e languide note,
                    sai già che fuggiremo.
                    La nostra fantasia
                    ci porterà lontano,
                    in volo nello spazio,
                    mano nella mano,
                    tra stelle luccicanti,
                    da cui, sia tu che io,
                    ognor, ci sentiamo attratti
                    dove, chissà quando,
                    nel tempo sconfinato,
                    ci siamo forse amati.
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