Poesie inserite da Alexandre Cuissardes

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Scritta da: Alexandre Cuissardes

La liama che aspetta in alto

Il calare di notte mi fa uscire all'aperto
dal mio rifugio di pietre.
Ho un velo di mirto fiorito
che nessuno mi vede
a coprirmi il nulla da sera inoltrata,
ed una cuccia di foglie d'ulivo
già pronta per accogliere il mio corpo finto.
Il rumoroso vicino
giù in basso
si è messo a tacere.
Il mare
adesso mi fa riposare,
ma senza dormire.
Domani mattina presto
dovrò essere più veloce di lui
per non farmi trovare
per non farmi battezzare ai piedi dall'acqua col sale
quando verrà a riprendersi la liama,
alta sulla guardiola salentina.
Composta lunedì 14 marzo 2016
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    Scritta da: Alexandre Cuissardes

    Il padre da cerca ed il figlio con le zampe di lepre

    Vivo vicino all'estero di casa,
    ma non posso dirti dove.
    Ogni passo che faccio
    calpesto il nome di un posto diverso
    e lo schiaccio.
    Per cercarmi
    dovresti prendere tutti i treni
    che trovi sui binari interrotti,
    fare le strade che non abbiamo mai fatto insieme
    e navigare con i battelli a vapore odoroso
    che battono bandiera strappata
    e vanno sull'acqua all'inverso.
    Dovresti passare confini di fossi
    coperti da nebbia sospesa
    e muri di pietra di pane bruciato,
    imparare a cantare in una lingua che non conosci
    per farti capire dalle statue alle quali chiedi la via.
    Dovresti vestirti ogni volta
    con i costumi dei paesi che passi
    per avvicinarti al mio odore di figlio.
    Forse arriveresti
    ma dopo aver fatto un viaggio inutile.
    Vedresti sempre le miei soste di un giorno che è stato.
    Non sarei più lì
    a farmi trovare.
    Come tu senti il mio odore di figlio
    e ti avvicini
    io sento il tuo puzzo di padre
    e mi allontano.
    Composta lunedì 14 marzo 2016
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      Scritta da: Alexandre Cuissardes

      Il bambino e il cuscino

      Piume,
      imprigionate in un cuscino
      che non ti fa dormire,
      che getti a terra ogni notte.
      Non serve.
      E socchiudi gli occhi
      per veder fumare la bocca del bambino che ha corso.
      Fiato rosa che diventa ghiaccio
      il giorno dopo l'arrivo.
      A traguardo ormai chiuso
      a gara finita.
      D'inverno.
      Composta venerdì 11 marzo 2016
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        Scritta da: Alexandre Cuissardes

        Il cerchio in fila indiana

        Si abbassa il cielo nero
        a coprire il suo corpo bianco.
        E noi gli stiamo intorno,
        forse sull'attenti,
        ma con la testa bassa
        come se non accettassimo quel fatto
        o fossimo da un'altra parte
        a guardare a terra,
        o lì per caso.
        Ognuno con i suoi ricordi
        e un unico dolore.
        Durerà poco.
        Il tempo di pregare
        o pensare,
        per poi alzare il capo
        e guardarsi intorno
        giusto per controllare
        se tutti c'eravamo.
        Se tutti ci guardiamo.
        Poi lasceremo ad altri
        il compito finale,
        tornando in fila a due,
        e l'ultimo da solo,
        là da dove siamo entrati.
        Composta venerdì 11 marzo 2016
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          Scritta da: Alexandre Cuissardes

          La figliata

          Nacquero tutti lo stesso giorno.
          Nacquero insieme,
          tutti gemelli.
          Legati all'unica catena.
          Nacquero tutti dalla stessa madre,
          e uomini di passaggio.
          Il veggente si soffermò,
          sapeva di essere il penultimo.
          Dette il cognome e tirò di lungo.
          L'ultimo uomo si fermò
          a fare da padre a tutti,
          ma da distanza
          e senza il cuore.
          Composta lunedì 15 febbraio 2016
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            Scritta da: Alexandre Cuissardes

            Cronaca nera cronaca scura

            Leggo notizie tristi,
            ma poi ci penso bene.
            Le mie sono più tristi,
            ma non stanno sui giornali.
            Chissà perché.
            Sento parlare in tv.
            Tutti hanno le soluzioni,
            ma non per me.
            Chissà perché.
            Piego la testa in basso,
            la chino ai troppi re.
            Poi ci rifletto appena,
            e bastano due secondi
            perché mi senta urlare.
            Ed io lo so perché.
            Composta mercoledì 10 febbraio 2016
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              Scritta da: Alexandre Cuissardes

              Loro

              E il giorno dopo ridono,
              dopo che la notizia è stata data,
              che il caso è chiuso.
              Che "adesso tocca ad altri".
              E se qualcuno fa domande
              c'è sempre il libro delle scuse
              da dove prendere quella più adatta.
              E se le domande sono scomode,
              se i dubbi sono tanti
              si possono sempre difendere.
              E possono offendere.
              Sono loro i più forti.
              E poi,
              come da tradizione,
              sono quelli che
              "non si discutono".
              E il giorno dopo ridono,
              come il giorno prima.
              Come sempre.
              Composta mercoledì 10 febbraio 2016
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