Odo un canto... e un inquieto suono accanto, forse note di violino che sommesse poi si liberano frizzando di brividi lo spazio... Scorrono poi nuovamente lievi quasi a voler riconoscere morbidezze trovando, all'opposto, inattesi spigoli di toni stridenti.
E, invece, l'immagine di un archetto tra agili dita a carezzare corde invoglia solo un tempo sospirato da armonie e rassettato da senso di leggerezza in cuori ingenui che danzano... danzano battiti, nati a sedurre pensieri di felicità poi inesorabilmente più frenetici in giri di vorticoso destino.
Questo destino, come lupo che lancia ululi alla luna di condanna predatrice, annusa orme d'innumerevoli sogni lieti lungo il percorso di ogni singolo sentiero, e, subito dopo, con balzo fulmineo, scova divorando quelle arie deboli di attese costringendo suoni in vibrati lamenti, cupi, ridondanti di sragionata dolenza, così che, quelle visioni agognate di paradisi, sono esclusivi inferni d'irreale,
dove venti alteri spogliano rami in primavera, dove gocce, credute ristoratrici si cristallizzano di sabbia su zolle sospiranti già d'arsura, fino ad annullare speranze di sguardi all'orizzonte in apparenze di sorrisi nella vita soggiogata, all'improvviso, da sole letture trascritte in spartiti di lacrime.
Odo un canto, e ancora più forte e infinito un inquieto suono accanto... come di cigno morente.
Mi fascio di penombra di tramonto in questo difficile esistere accompagnandomi, ormai certa, a note finali di un violino impazzito.
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