Divampa nel cielo la scelleratezza. Tutto è rosso. Brucia le carni il fuoco, avido di grida, avido di corpi. Arrivano i reporter, e l'impudenza. Si spendono parole, e bei discorsi, bla, bla, bla. Si spengono in silenzio i flebili respiri, uno dopo l'altro, 17, 18, 19. Reclama il suo ruolo il destino e con lui un mediocre in calo di ascolti. Non vi è spazio per loro, né gloria. Mentre scorrono lente le bare trionfa senza pari la vergogna.
caro giorgio, ti chiedo scusa se ho ferito la tua sensibilità violando in qualche modo ll tuo silenzio.
credo però che indignazione e rabbia non sovrastino il rispetto sacrosanto per la vita e le persone, ma ne siano semplicemente l'umana conseguenza.
non ho scritto quella poesia per vezzo, ma in un momento di dolorosa condivisione, dove tutto quel ciarlare mediatico faceva male.
tanto.
cristina
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