Era l'occhio rivolto al cielo infinito del cigno che si libra nel vento, il nutrimento della terra rapito dall'albero che nasce sul cemento. Era cielo che bagnava i nostri capi senza velo, ed era terra, immobile sino alla scossa che verrà... Scende quell'angelo alato dal suo regno sfiora uomini e polvere colmo di sdegno... ratto si muta ed ecco il rapace, ed era cielo, l'artiglio proteso di chi non ha pace, ed era terra, l'occhio e l'animo nero di pece, ed era aria, la piuma e l'ala nella sua fece, e divenne sangue! Nulla dall'occhio di bestia si distingue: lo schianto e ancora il becco che picchia sporco di rubino, "non importa quel che segue! ", ancora... e l'amata terra si macchia... Quella linfa... la forza di chi non è solo ora il sole che strascica raggi e tramonta quella linfa... la forza nel volo ora il lago del crepuscolo in cui affonda.
Vola nella terra Ripudia il cielo Respira sangue Nelle sue vene scorre aria
Ma di nuovo bruceranno le ceneri della fenice... "Fiamme purificatrici abbattetevi sulla chimera, dilaniate le prigioni dell'essere infelice!" ali di nuovo ardore, e niente sarà più com'era.
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