Divora l'ombra d'irridenti arsurè l fantasma seppur incanutita la freschezza pavoneggiasi qual donna che schiavitù di rughe a sbeffeggiar imprese sottobraccio a Cronos. in barbaro candore incarcerata a motteggio componendosi va indefinita parata d'astri e anco deforme; esausti vortici di lontananza impotenti a occultar si scorgono pensier che la verginità serbavano nell'involucro dell'incompiuto lor. rotolano diari strappati tra indifferenti urla di neve tutto è offrirsi per poi ritrarsi.
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