Sottometti la luce che ti resta a una penna che mai può dirsi sia banalità di male le trasmetti la notte come fosse una bevuta povera e insicura - le passi il suo contrario ed è il trionfo dei non colori che si fanno insieme pace e guerra, ma se tu alzi gli occhi - minuscoli animali impauriti, servi della regina di un colore che s'espande nell'alto senza limiti e discende poi all'orizzonte-mare - vedi che tutto è un imparare solo - e il corruccio, le rughe, la vecchiaia, e lo specchio che vive frantumandosi seppelliti nel più basso possibile ed insieme alla disapprovazione - il cielo è una lavagna senza tempo, le stelle si riscrivono ostinate, consce d'essere errori all'infinito, e la Luna tenuta tra le mani di Dio o di Nessuno, che barcolla negli attimi di silenzio del tempo è un gesso o un intonaco spezzato sotto d'un'unghia o le scosse di un sisma - l'insegnamento cede all'ignoranza di un arcaico che non vuol far conoscersi - e le pupille le vedrai assorbire altro inchiostro da questo calamaio e la mente ti sembrerà ficcata nel banco del tuo volto, potrà fingere d'alzarsi con il sonno... con il sogno!
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