Scritta da: Andrea De Candia
E questo risvegliarsi è un maledire –
l'anima dello sguardo defluisce
via, risacca, dalla costa dell'intimo –
ebbe paura, gridò nel silenzio
il tutto buio – finì per volerlo
assuefatto, all'esterno, nella Notte –
cosa congiura con il suo respiro
con le sue dita, con il balbettio,
alzò il capo, fece sì che vi fosse
il ritorno del volto, congedò
dallo sguardo celeste la sua nuca –
il primo sonno per chi non può altro
se non scendere giù e fargli toccare
il fondo del pozzo in ogni asfalto –
e in fila e folla, fiamme, quei lampioni –
e l'insonne passante ch'è un dannato –
le stelle, una minaccia della luce –
oltre il suo ciglio, la pupilla ha al centro
il sogno della lacrima nel lutto –
un apice che discende obliandosi
con dolcezza ormai estranea col riflesso –
torce puntate su di te che aspiri
animale notturno a compier crimini
che tu stesso per primo non conosci.

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