Scritta da: Mario Vernetti

Penso

Decandendo
dentro intervali sonori.
Son'ore che vacillo
tra l'umore titubante
di un circo nomade
squattrinato
e il perso
d'una nube di fumo.
E non passa.
Torna.
Quando il sole non c'è.
E nemmenu tu.

Sembra facile
stare docile,
ma quando il respiro
affonda e annega
al fondo, remoto,
del polmone
sembra strano potere
o anche sol pensare
di poter stare
placido.

Sfrego freneticamente
la punta del piede destro
contro quella del sinistro
e se la fermo
rinizio
sia a muoverla,
poco dura la mia parziale calma,
che a pensare.

Mi sfonderei il cranio
a pugni pur di non farlo.
Di non pensare.
Ed è terribile,
insultare una dote
innata dataci
dolcemente
da madre natura,
così per qualche
irrilevante inezia
meramente umana.

Se fosse stata più gentile
m'avrebbe concesso
anche la gentile
quanto utile capacità
di fottermene il cazzo.
Come peraltro tanta gente
me ne usa contro.

Ed invece sto qua,
a piangermi addosso,
pensandoti.
Composta martedì 21 novembre 2017

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