Tardiva dispare l'ultima stella nel cielo. Albeggia. Spirati sono i notturni sogni. Sbuca il giorno, longevità di tedi, cruda lentezza d'ore per chi come te niente si aspetta, uomo solo! Tu certo ricordi le gremite vie da tempo più non ripercorse come alle prime luci ricominci lo spingere, il pestare, il gran vociare, i tafferugli dei credenti in corteo alla supplica diurnale delle illusioni! Fuggito dagli altri, sposato te stesso, rintanato da tempo nel tugurio dei giorni un fiume in magra dentro ti corre detriti di sangue sedimentano, stagna una tremore in arterie spossate; un affievolire di flussi ti stanca di essere vivo; vano aspetti la bonifica di un sorriso, una interiore implosione di palpiti uno scoppio di riso da labbra mute... La bussola che non illuso pur segui va impazzita e senza meta tutte le direzioni per te sono uguali, l'ora della meridiana sul quadrante dei giorni perduti ripercorre il ritmo del dolore che si ravviva, nel buio ritrovi i pioli della pena che risali, nell'ombra del mondo ti lasci svanire. Dimmi: - Tornerebbe la speranza se cessasse il grido di ali spezzate, se ritrovassi la magica chiave per la toppa del cuore? - - Ma l'illusione manca! - Tu dici! - In una radura spopolata, dalla vita sono stato sbattuto e ivi, sosto smarrito: corre e si assembra il nulla che mi parla, un silenzio di sale mi nutre; pensieri amari insabbio e spalo asciugando lacrime al sole. Senza fine è l'attesa in questa caducità di uno sconvolgente accadimento umano. - Chi ti occupa e opprime? Ah, cosa potrà mai più decantare il limaccioso respiro che a malavoglia ancora ti tiene in vita? - Oh uomo solo, come ti somiglio! All'aratro del tempo seguirà un solco solo vi giaceremo entro per sempre.
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