Di fogliame denudata, brulla la vigna si mostra tra le fumanti brume di quest'alba novembrina. Un passero intirizzito sul ramo del cinereo fico immobile sosta aspettando il primo languido raggio di un sole tardivo che pigro indugia dietro plumbee colline Oltre la siepaia tra solchi arati, un uomo, di ascia armato, dirigendo va i suoi passi verso la cedua macchia. Da silvestre accordo blando eco si ode del rauco fiume che nascosto scorre tra remoti filari di argentei pioppi da folate percosso. Del nuovo giorno che non ci abbaglia nulla si sa così come degli abissi del mare o della nostra vita. Che vi sia una primavera o che nelle notti d'estate le cicali tengano concerti assordanti e il tedio nei meriggi assolati al vigore dia scacco questo è sì certo! L'agreste calma che il paesaggio crea, dolce riparo ai clamori urbani, può solo dirci che il tempo invano non passa che nella radura delle ombre ritroveremo i rami secchi che labili sostennero il fogliame dei nostri giorni! Oh se tutto avesse un senso, se lo stelo del filo d'erba non si piegasse al respiro del vento che la speranza anche via porta!
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