Scritta da: GIUSEPPE BARTOLOMEO
Ho visto pochi fiori campestri in questa corta primavera
con prati verdi pieni di piccole margherite senza bellezza,
con fiori gialli come stelle con molti petali rotti sulla terra,
qualche cardo silvestre con un fiore piccolo semiaperto.

I campi che l’anno scorso erano pieni di molti papaveri rossi
quest’anno li ho visti di lutto con steli  bassi e colori smorti.
Anche i cardellini e i pettirossi erano rari con i ghirigori corti.
Sono andati lontano prevedendo poca pioggia e calore strano?

È certo che la natura è saggia, previgente e con molte più risorse
di noi uomini di oggi, avendola dimenticata, perché non l’amiamo
come nel passato i nostri nonni che la carezzano con occhi e cuore,
osservandola, pregando il Signore, sia in ore di pioggia che di sole.

Oggi crediamo solo nella scienza, nei concimi e nelle buone sementi,
ma abbiamo dimenticato che la terra va prima  amata e poi ben arata
sia con trattori sia con le mani. Dobbiamo pulirla dalle brutte erbacce
se vogliamo che sia feconda, ci dia il pane e tutti i bei fiori del creato.

Sono convinto che tutt i fiori campestri sono le infinite carezze divine
offerte a noi uomini che camminiamo chini  sulla terra con occhi aperti.
Quando il cielo è pieno di nubi e il sole non ci riscalda né  mani né testa
vuol dire che dobbiamo specchiarci nei fiori perché la vita sia una festa.
Composta venerdì 30 giugno 2017

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