La tempesta sta arrivando, violenta, devastando tutto, nella sua folle corsa. Sconvolge il cielo e, infida, infuria sul mare, destandolo dal suo riposo, gettando acqua su acqua, in questa notte appena nata e tranquilla. Il vento sibila, soffiando all'impazzata su di esso che, irato, si rivolta, sobillando e gonfiando le sue onde placide, coronandole di cresta, bianca e schiumosa, che va ad infrangersi sugli scogli, immobili e impettiti, come sentinelle sparse. Miriadi di particelle di salsedine si effondono nell'aria. L'odore del mare si fa più intenso. Spuma candida si riversa sulla battigia, ancora calda e la riempie, come grembo di donna, per poi ritirarsi, in un andirivieni armonicamente ritmato. Il mio spirito tormentato osserva, invidiando la fine sabbia che si lascia trascinare nel fondale buio. Oscuro come il mio pensiero. Lampi istantanei irradiano di luce, squarciando ogni tenebra, ogni ombra, fuorché tenebre e ombre che albergano dentro di me. Luce fredda, luce vana. Altra è la luce che agogno, che mi salverebbe. Boati fragorosi, come fuochi d'artificio, esplodono nella testa, rimbombando. La tempesta si allontana, improvvisa, così come è arrivata e il mare si calma, riprendendo il sonno interrotto. Il silenzio regna nella notte, tutt'intorno. Ma, nel mio cuore, c'è ancora tempesta.
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