Forte su flavi campi picchia il sole raro è qualche albero ombroso nelle gole rapaci diurni roteano rocce corruscano su declivi feraci. Giorni ferventi forieri d'afa per frescure in moratoria e lontane invieranno tutti ai monti o al mare si vuoteranno piazze e strade più tra i greti morderà l'arsura. Ciclico e uguale tutto si snoda nelle sue forme e nei suoi modi ripetibile scorre il nastro del tempo con le sue stagioni e nulla nel suo fluire lo muta. Chi va altrove in cerca di ristoro non fiuta il destino, miope poco vede: i bessi sognano bronzature invidiabili che diano nuova tonica all'eburneo corpo, i frugoli, sull'arenile intasato, (non contaminati da dolori e delusioni) armeggiano con i loro attrezzi friabili mura di cinta e torri erigono; si raccolgono pinoli, si vola su bici si bivacca tra boschi e si respira. Verrà poi la brevità del giorno consueta e in leggerezza la malinconia dell'autunno il freddo e l'uggia dell'inverno e si aspetterà di nuovo di partecipare a un'altra estate. L'egro ermo pensare del vecchio solo che non a garganella ma a gocce di vita si disseta sa e non ignora che non solo a scaglione ma pure a caso immite la morte viene. Sul contingente attuale e stagionale ci imbarchiamo e sbarchiamo acciuffando pezzi di vita che passano con un cuore sempre più disabitato.
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