Forte su flavi campi picchia il sole

Forte su flavi campi picchia il sole
raro è qualche albero ombroso
nelle gole rapaci diurni roteano
rocce corruscano su declivi feraci.
Giorni ferventi forieri d'afa
per frescure in moratoria e lontane
invieranno tutti ai monti o al mare
si vuoteranno piazze e strade
più tra i greti morderà l'arsura.
Ciclico e uguale tutto si snoda
nelle sue forme e nei suoi modi
ripetibile scorre il nastro
del tempo con le sue stagioni
e nulla nel suo fluire lo muta.
Chi va altrove in cerca di ristoro
non fiuta il destino, miope poco vede:
i bessi sognano bronzature invidiabili
che diano nuova tonica all'eburneo corpo,
i frugoli, sull'arenile intasato,
(non contaminati da dolori e delusioni)
armeggiano con i loro attrezzi
friabili mura di cinta e torri erigono;
si raccolgono pinoli, si vola su bici
si bivacca tra boschi e si respira.
Verrà poi la brevità del giorno
consueta e in leggerezza
la malinconia dell'autunno
il freddo e l'uggia dell'inverno
e si aspetterà di nuovo
di partecipare a un'altra estate.
L'egro ermo pensare del vecchio solo
che non a garganella
ma a gocce di vita si disseta sa
e non ignora che non solo a scaglione
ma pure a caso immite la morte viene.
Sul contingente attuale e stagionale
ci imbarchiamo e sbarchiamo
acciuffando pezzi di vita che passano
con un cuore sempre più disabitato.

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