Verso un cielo bianco d'uggia incerta rami secchi s'inerpicano sui gradini del sole,
battuti, provati e da tempo già muti ma brucianti di vita nella scorza ritorta.
Come dita protese i rami spogli sul tronco, danzano inerti imploranti di Vita. Mi par di sentire la loro voce che vibra, parole sommesse che il vento echeggia e sospira: è la preghiera dell'albero che desidera nascere ancora.
E quel vento che ora carezza ed ora flagella e non da tregua col suo vortice lento ora si strugge per l'albero vecchio che soffre mandando iperboli al cielo.
Ma dal ramo più freddo e ricurvo che ha saputo perdonare percosse è sgorgata una lacrima verde
gemma di Vita che prepotente scioglie il cuore ferito del gelido inverno. E nella radice ruggisce un fuoco nuovo, si schiude il cielo ed è già primavera.
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