Accarezzavo un cavallo bianco di razza su spiaggia deserta piena di vento. Cadeva la pioggia e tingeva di rosso l'ombra che formavo sotto le stelle.
Da un'anfora rotta, tomba di un pesce morto, veniva un grido umano senza volto. Avvicinai l'orecchio stanco della notte: il grido si trasformò in voce di bimbo. Forse era il mio spirito di ieri che vagava sulle onde della notte.
Sentii un brivido nell'aria una conchiglia si riempiva d'acqua, un gambero spiava dal buco, il cavallo correva sferzato dalla luce.
Ero solo in mezzo a quell'arena piena di gente da mattina a sera. Ascoltai il messaggio che veniva dal mare, il viso fra le mani si mascherò d'azzurro, le onde richiamavano l'antica speranza perduta nel bosco dell'infanzia.
Scrissi qualcosa sull'arena bagnata non so se in una lingua parlata. È certo, però, che la luna lo comprese quel messaggio che non fu mai segreto.
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