Ho attraversato la tua foto per giungere a te spaccando il vetro invisibile delle ore che ci separavano, col tuo sorriso raccolto nelle mie mani di barca e la mia voce strozzata per gridare il tuo nome sparso in un eco sulla tempesta salmastra.
Aspettavo te, ti stringevo fra le canzoni e ti chiamavo amore, piangevi che mi tagliavi il cuore nel petto senza lasciarti mai la notte ti scrivevo attaccati come due strade, e ti baciavo bevendomi il respiro, sequestrandoti le labbra per non darlo al tempo che andava vorace come un treno ladro di passioni.
Scivolavi nelle mie ossa che ti che ti amavano scrosciando la follia interna, vuotandoci del passato, parlavo ai tuoi occhi allegri riempendoti di memorie nelle camere sfinite coi piedi intrecciati in tante spine di rose che brillavano sotto le luci del mattino senza frasi vuote offrendo i nostri cuori al sole.
Sei parte di me, oltre gli strappi come chi ha bevuto acqua e sale disperso tra le viole e ti ho chiamato amore. Dicesti che c'è? Se non piangi e non sorridi che attimo è?
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