Fantastica Musa, mia divina ispirazione e sublime poesia, hai classe affascinante con quel tuo incedere elegante sulle ali di uno spirito soave così illuminante, sei un sogno estasiante e fai volare in paradiso. Se per caso sol ti incrocio alla dolce tua visione mi si attanaglia la bocca, mi si incaglia la lingua, s'ingarbuglia la mente e incacaglio, quasi raglio come un asino per l'abbaglio. Nel profferir poi con l'incanto della tua vocale melodia in tanta armonia allor davver non capisco più niente e da povero incosciente sembro un vero deficiente. Il cuore di scatto mi si accelera, il fuoco divampa, il caldo mi prende, il calore incalza, tutto mi si accende in ogni versante, ma poi per il dolor scoloro con il sudore sulla fronte, un profumo mi pervade e, pregustando l'immortale, rischio seriamente in tua presenza di dipartir all'istante... miseramente. Solo così avrà tregua la mia anima gemente e, sempre tanto deriso per le mie stranezze allucinanti con la cirrosi psicosomatica non più obnubilante, ti avviso, fu Aristotele a darmi conforto: "non c'è grande genio senza una dose di follia". Ingrata gastroenterologa, per scontar giusta pena terrena, nel tempo a venire, mi ricorderai come una pesantezza sullo stomaco, tanto me ne dispiace, e in eterno ti resterò sulla coscienza che sempre così limpida hai.
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