Addio alla salma

Come pietra scolpita mi raggeli.

In fondo a due crateri
le palpebre serrate sull'abisso
del tuo caldo mistero
sono sipari chiusi su voragini
d'una vicenda spenta
in cui specchiavo e riscaldavo l'anima,
e questo incontro non ci dà più storia.

Come impronte di cera consumata
da fiammelle che furono sorrisi,
le cavità del volto tuo riflettono
il silenzio dei ghiacci, e la ferita
tra le tue labbra stinte
ha il pallore azzurrino dei crepacci.

Dove è finito il fuoco tuo? Perché
ti sopravvivo? Perché mai l'unito
viene ora disgiunto; e perché mai
il divino concede il frantumarsi
dei cristalli dell'ere dell'amore?

È sordo il tempio; mute le parole;
lo spirito non ha più batter d'ale;
ed atto di dolore è la carezza.

Ora, tempo scaduto, i nostri baci
son gusci alla deriva, fluttuanti
sul cosmo dei ricordi:
come luci ribelli di memorie
si estinguono in vapori di comete
in lotta con l'oblio,
divorate dal nero della notte.
Composta mercoledì 29 dicembre 2004

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