Contemplo il tempo in cui regnava il tè, quando l'arcata della tenerezza univa il dipanarsi delle ore. Erano pomeriggi di alabastro e mattine odorose di velluto. Correva il tempo della non partenza e della quieta attesa del destino. Fiorivano le pagine dei libri nel pulviscolo d'oro alla finestra, mentre speziati aromi evanescenti accoglievano l'orma della sera. Meditavano i rami tremolanti dell'eucalipto dall'incerta chioma: suggeriva visioni del futuro il sorgere cremoso della luna.
Grazie, Nadia. questa poesia parla della mia adolescenza, gli anni del liceo e la bellezza di quei pomeriggi.
Per quanto riguarda "frutto d'ortensia,vuole essere un canto a quella parte irrazionale che governa l'amore . Infatti i fiori di ulivo e i frutti d'ortensia non esistono, così come non tintinnano le scaglie di un ipotetico pesce volante. La campana suona, riportando alla realtà, ma, nel contempo, ripete che l'amore non può e non deve dominare il destino o il mistero, ma solo interpretarlo soggettivamente.
Grazie!
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